di Antonio Fico (rassegna.it)

Competence, ma anche Agile e Phonemedia. Le vittime del capitalismo irresponsabile, numerose negli ultimi confusi anni di crisi, sono moltissime. Gli irresponsabili sono fondi senza una vera vocazione industriale o sedicenti capitani d'industria che approfittano delle difficoltà per "depredare" imprese e competenze, per il tempo utile di una speculazione finanziaria.

L'ultimo caso – in ordine cronologico – è quello della Competence Emea, azienda di telecomunicazioni che occupa in Italia oltre 1200 addetti nei due stabilimenti di Cassina de Pecchi (Milano) e Marcianise (Caserta). Nel luglio 2010, la Competence è stata venduta dalla Jabil al fondo di investimento Mercatech, un private equity statunitense, specializzato nel rastrellare azioni in borsa.

Il piano industriale presentato dal nuovo management e apparso subito ambizioso, si sostanziava in parte nel consolidamento delle produzioni di contract manufacturing di Jabil nel settore delle telecomunicazoni, e dall’altra nello sviluppo delle attività legate al fotovoltaico da effettuarsi nell’area del sito di Marcianise. Per supportare la diversificazione produttiva, Mercatech promette investimenti per 175 milioni di euro. Ma gli investimenti non si sono visti e nel giro di sei mesi la situazione è andata rapidamente deteriorandosi.

Il settore tlc è in discesa. L’80 per cento del fatturato di Competence era legato alle commesse della Nokia Siemens (proprietaria fino al 2007), che sono calate in fretta. Ma è sul fronte finanziario che il tracollo appare vertiginoso, con ammanchi nella gestione contabile per 90 milioni di euro. La vicenda ha parecchi buchi neri, e anche per questo le organizzazioni sindacali si apprestano a presentare una denuncia penale nei confronti del fondo. Pochi giorni fa l'intervento del ministero dello Sviluppo economico scongiura il fallimento e concede i benefici della Prodi Bis. Ora toccherà ai tre amministratori straordinari provare a portare fuori dalle secche l'azienda e salvare i 1200 lavoratori.

Mercatech, saranno i sindacati a scoprirlo, è coinvolta anche nella vicenda della Isi – Italia solare industrie, che a Scandicci ha preso il posto della Electrolux, con l'impegno di produrre pannelli solari invece di frigoriferi e che, da due anni, non è ancora pienamente decollata. Mercatech controllava il 30 per cento del pacchetto azionario, attraverso la holding Energia Futura. "Il piano della Mercatech, d'intesa con alcuni dirigenti italiani della Jabil, dopo aver rilevato Competence ed Electrolux, era quello di mettere le mani sul redditizio mercato degli incentivi per i pannelli fotovoltaici, senza spendere un euro, ma anche speculare sugli immobili", dicono i sindacati. Il fondo statunitense sarebbe anche dietro il fallimento della Tibi di Mestre.

La storia più eclatante è quella che riguarda l'Eutelia-Agile (settore informatico, 1920 dipedenti), finita insieme a Phonemedia (colosso della telefonia con 8 mila dipendenti in Italia) nelle mani di un fondo di investimento Omega, in realtà un concentrato di scatole cinesi, con sede a Londra e una sterlina di capitale, che poi si scoprirà specializzato più nelle dismissione che nel rilancio di aziende in difficoltà.

La vicenda è balzata agli onori della cronaca nel corso del 2009, dopo la cessione da parte di Eutelia del ramo informatico dell'azienda (Agile) al fondo estero. L'operazione, ha poi accertato la procura, fu fatta per nascondere le spericolate operazioni finanziarie (100 milioni di euro di fondi distratti dal bilancio della società) della famiglia Landi e cedere al fondo fantasma debiti e i lavoratori. Alcuni mesi dopo la cessione, Omega annunciò 1200 licenziamenti. Nel frattempo, il fondo era riuscito a prendere dalle casse della Agile dieci milioni di euro (necessari per il rilancio), con lo scopo di ripianare debiti di altre aziende controllate o acquistarne di nuove. Saranno i commissari incaricati dell'amministrazione straordinaria, a ricostruire la spoliazione della Agile, che arriverà a un passo dal fallimento con 162 milioni di debiti. I lavoratori sono riusciti poi ad ottenere l'annullamento della cessione e dalle loro denunce ha preso il via, nei giorni scorsi, il processo per bancarotta fraudolenta ai danni di Samuele e Isacco Landi, contro cui circa 800 ex dipendenti della società hanno chiesto di potersi costituire parte civile. Prossima udienza del processo, il 23 maggio.

Altro caso è quello della Maflow, che ha stabilimenti a Trezzano del Garda, Nel 2004 la holding scorpora il ramo d'azienda automotive cedendolo al fondo di private equity Italian Lifestyle Partner promosso da Hirsch & co. di Mario De Benedetti, Jean François Aron e Stefano Cassina per 140 milioni di euro. Dal 2007 la società sta affrontando una notevole crisi finanziaria a causa dell'apertura di numerosi stabilimenti all'estero e dei debiti (140 milioni accertati dal tribunale di Milano) che l'azionista ha contratto per le operazioni all'estero e per l'acquisizione dalla precedente proprietà, e che ha riversato su Maflow stessa: questa situazione di precarietà e fragilità aziendale ha convinto Bmw, il maggior cliente Maflow (cui era destinato l'80% della produzione) a disdire gli ordinativi e ritirare le commesse.

L'11 maggio 2009 il tribunale di Milano dichiara Maflow in stato di insolvenza e viene posta sotto commissariamento: la situazione evolverà il 30 luglio 2009 nell'apertura della procedura di amministrazione straordinaria. Nell'agosto 2010, dopo una lunga vertenza, viene ufficializzata l'acquisizione di Maflow da parte delle polacca Boryszew S.A. intenzionata a far ripartire l'operatività aziendale. L'azienda richiama109 dipendenti dalla cassa integrazione. Per altri 170, si annuncia un lungo periodo di cassa integrazione e mobilità, con nessuna certezza di ritornare in azienda.

Da controlacrisi.org

Condividi