Un boom piccolo piccolo/Confindustria: III trimestre accettabile, non memorabile

PERUGIA - "Dopo quello che appare come il 'grande balzo' del secondo trimestre 2015 il profilo della congiuntura appare, nel terzo trimestre stabilizzato. Le imprese mantengono per lo più i livelli raggiunti, beneficiano del recupero e procedono nel loro lavoro sperando che il contesto esterno non peggiori": è quanto emerge dall'Indagine congiunturale di Confindustria, secondo la quale "lo scenario è più roseo ma non ancora ben saldo".
Il comparto meccanico mostra i risultati migliori.
Commentanto i risultati dell'indagine congiunturale relatifva al terzo trimestre dell'anno, il riconfermato presidente di Confindustria Umbria, Ernesto Cesaretti si è espresso comunque posivamente: "Confermano - ha dichiarato - che l'Umbria sta agganciando il treno della ripresa. "Aumenta, infatti - ha poi sottolineato - l'insieme delle imprese che hanno aumentato i livelli produttivi".
Il profilo di sintesi
L'elevato profilo della congiuntura registrato nel secondo trimestre del 2015 si è scontrato con una non esaltante performance del commercio mondiale, dal quale non sono derivati sufficienti stimoli di sostegno al terzo trimestre. Ciò potrebbe indurre a ritoccare al ribasso le stime sull'andamento del PIL nazionale: sia a consuntivo 2015 sia nel preventivo per il prossimo 2016.
Va comunque tenuta nel debito conto la manovra del Governo, sia per la qualità di alcune misure varate sia per l’entità del finanziamento in deficit. Nel complesso, secondo preliminari valutazioni del Centro Studi Confindustria (CSC), la Legge di stabilità potrebbe avere un impatto positivo pari allo 0,3% del PIL. Comunque, la previsione di un aumento del PIL dell’1,5% nell’anno prossimo può ancora ritenersi affidabile.
Per quanto riguarda l'Umbria, la tradizionale nota di aggiornamento autunnale della Banca d'Italia conferma che l’attività economica della regione sta mostrando, dopo tre anni di flessione, importanti segnali di recupero beneficiando della moderata ripresa della domanda interna accompagnata dall’espansione delle esportazioni. In particolare, nei primi nove mesi dell’anno l’attività industriale ha evidenziato una tendenza positiva, estesa a tutti i principali settori di specializzazione. Nell’indagine della Banca d’Italia i casi di aumento del fatturato prevalgono nettamente su quelli di riduzione così come rilevato specificamente dalla indagine da noi compiuta, in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia, per il terzo trimestre 2015.
La Banca d'Italia osserva anche che la crescita dell’occupazione rilevata dalla metà dello scorso anno si è intensificata, in presenza di un incremento significativo delle assunzioni a tempo indeterminato. Tuttavia l’aumento del numero di persone in cerca di lavoro ha determinato una sostanziale stazionarietà del tasso di disoccupazione. In ogni caso l'aumento di occupati è probabilmente da associare alla discesa in campo di nuove imprese il cui comportamento espansivo più che compensa l'atteggiamento prudente di quelle meno vitali e innovative.
Lo scenario è più roseo ma non ancora ben saldo
Il terzo trimestre del 2015 conferma gli incoraggianti fermenti di crescita che in Umbria, così come in Italia, stanno pian piano diffondendosi per settori e per territori. Un dato qualitativo per dare conto della natura dei processi in atto: tra tutte le imprese intervistate si contano sulla punta delle dita di una sola mano quelle che dichiarano flessioni produttive nel terzo trimestre dopo aver registrato una qualche espansione nel precedente secondo trimestre; e non sono molte quelle che confermano di continuare a diminuire i livelli di produzione. E' invece un po' più consistente il numero di imprese in difficoltà e che ancora non riesce a inserirsi nel gruppo di quelle avviate sulla strada della ripresa. In effetti, l'oltre 20 per cento di imprese (23,8%) che ammette l'erosione dei propri livelli di produzione è composto da quante, in gran parte, avevano già in precedenza ammesso di trovarsi in difficoltà.
Non a caso, pertanto, il profilo distributivo delle imprese indagate può suddividersi in tre gruppi:
a) intanto l'insieme delle imprese che, in numero maggiore rispetto al secondo trimestre, dichiarano di aver aumentato i livelli produttivi su base sia congiunturale (25,5%) sia tendenziale (40,7%). Per di più va notato che quelle che dichiarano aumenti oltremodo consistenti sono il 13,6% su base congiunturale e il 20,3% su base tendenziale.
b) Vi è poi il gruppo centrale delle imprese stabili. Queste sono la metà del totale (su base congiunturale) e tra queste, come detto, vi sono molte di quelle che nella precedente indagine avevano dichiarato risultati positivi;
c) Il terzo gruppo è quello delle imprese in ritardo nell'agganciarsi alla ripresa. Esse sono, come si è anticipato, il 23,8%, un po' più che nel precedente trimestre, che tuttavia era stato particolarmente brillante ma anche il 25,5% su base tendenziale, ovvero rispetto ad un trimestre, il terzo del 2014, che si era rivelato, come si ricorderà, quasi del tutto insignificante.
Settori in ordine sparso. primeggia la meccanica
Nel quadro generale sostanzialmente positivo il comparto meccanico mostra i risultati nel complesso migliori: a parte la cospicua quota di imprese stabili (65,0%), il che è comunque confortante, del restante 35% solo una piccola parte, meno di un terzo (il 10%) dichiara di avere subito riduzioni, per quanto modeste, di attività produttiva.
Un po’ più contrastato è il profilo del comparto alimentare in seno al quale è più contenuto il numero delle imprese stabili (40%). Delle altre, ben due terzi segnalano incrementi produttivi di buona consistenza e il resto terzo lamenta flessioni non proprio irrilevanti.
Il comparto della carta e cartotecnica, infine, registra la quota più bassa (28,6%) di imprese stabili. Tuttavia, mentre il 14,3% del totale lamenta riduzioni di attività produttiva le imprese restanti (57,1%) segnalano, in varia misura, aumenti di produzione di indubbio interesse.
Profili territoriali
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale dei risultati ottenuti la situazione appare, questa volta, piuttosto differente dal solito. Infatti, per la provincia di Perugia, si profila una dispersione delle imprese tra le diverse classi di risultato, da un estremo all'altro dei valori di riferimento. La metà esatta (50,0%) sono quelle che si dichiarazione stabili intorno ai risultati precedentemente acquisiti.
Per la provincia di Terni, invece, la quota delle imprese stabili è assai più alta e arriva al 66,7% lasciando poco alle altre classi di risultato: con un certo numero di imprese (pari all11,1%) che segnalano un moderato incremento di produzione. Il numero si raddoppia (così come la loro incidenza, che arriva al 22,2%) nel caso di aziende con un'equivalente leggera riduzione di produzione.
... e inoltre
Alcune ulteriori indicazioni desumibili dalla consultazione aiutano a definire meglio lo scenario congiunturale in cui ci si muove. A partire dai dati relativi all'occupazione che, se confermati nell'universo delle aziende di trasformazione industriale dell'Umbria, indurrebbero a pensare che quei numeri di cui parlano le cronache nazionali qui ancora non si percepiscono. In effetti, troppo grandi sono state le perdite di produzione e di fiducia negli ultimi anni per pensare che un paio di trimestri di buoni risultati possano portare immediatamente ad un rinfoltimento degli organici. Pertanto la maggior parte dei piani per nuovi investimenti, osserva di nuovo la Banca d'Italia e viene confermato dai dati della nostra indagine, non prende ancora la strada di una traduzione operativa.
Resta tuttavia il fatto che secondo i risultati del sondaggio svolto tra settembre e ottobre dalla stessa autorevole Istituzione "su un campione di 133 imprese industriali con sede in Umbria, la quota di coloro che hanno segnalato un aumento del fatturato nei primi nove mesi del 2015 (49 per cento) supera ampiamente quella di chi ha indicato una riduzione (20 per cento); un terzo delle aziende ha registrato incrementi superiori al 4 per cento".
Si tratta di valori che indubbiamente inducono speranza e alimentano un po' più di fiducia rispetto al passato. L'auspicio è che chiunque ne abbia possibilità (e responsabilità) provveda a predisporre tempestivamente appropriate iniziative di accompagnamento. Ai livelli locali così come ai più alti livelli nazionale ed europeo.

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