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di Nicola Bossi L’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Raffaele Sollecito, nella parte iniziale della sua arringa questa mattina a Perugia per il processo sull’omicidio di Raffaele Sollecito, ha subito puntato sul presunto “anello debole” della ricostruzione dell’accusa: ovvero il collegamento la sera dell’omicidio tra Raffaele Sollecito, Amanda Knox e Rudy Guede. “La ricostruzione dei Pm ha il sapore di un’opera incompiuta – ha spiegato l’avvocato Buongiorno - dove manca una parte essenziale, come il collegamento in fatto di conoscenza di Raffaele, Amanda e Rudy. E’ certo che non si conoscessero al momento del delitto. Quindi l’unico elemento che li accuma è il capo di imputazione. Pensando alla ricostruzione accusatoria mi fa venire in mente un verso di una canzone famosa di Endrigo:’ era una casa tanto carina ma senza tetto e senza cucina’”. Il secondo affondo del legale di Sollecito è incentrato sulle modalità che hanno portato il suo assistito in carcere; “Raffaele è stato incastrato da una impronta sulla scena del delitto che poi è stata attribuita a Rudy Guede. Per quell’impronta è finito in carcere e sempre quell’impronta gli ha strappato sogni”. L’avvocato Bongiorno ha poi analizzato l’atteggiamento collaborativi di Sollecito la mattina della scoperta del cadavere. “Raffaele quella mattina ha dato l’allarme e ha poi atteso gli inquirenti davanti alla casa del delitto. Vi pare possibile che l’assassino faccia questo?”. L’avvocato Bongiorno ha messo in evidenza come Sollecito nel processo sia una sorte di estraneo “nei fatti e nelle impronte” e che appaia come “un allegato alle accuse rivolte ad Amanda”. Anche i media, secondo il legale, avrebbero messo in secondo piano il ragazzo pugliese nella richiesta di ergastolo fatta dal Pm Giuliano Mignini. Condividi