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La frittata è fatta, il Governo, con una protervia infinita nonostante una proposta di legge sottoscritta da oltre 400 mila cittadini, nonostante le perlplessità dei componenti la stessa maggioranza, nonostante le proteste degli Enti Locali, blinda il decreto Ronchi che privatizza l’acqua, regalandone la gestione ai privati. Un provvedimento di una grettezza più unica che rara, eversivo nel merito e nel metodo adottato. Una materia tanto delicata ed importante quanto quella della gestione del bene primario per eccellenza viene sottratta addirittura al dibattito parlamentare. É d’obbligo sottolineare che si prevedono pesanti ricadute per i cittadini e gli utenti: le principali associazioni dei consumatori stimano aumenti nei prossimi anni che vanno dal 30% al 40%, un regalo alle multinazionali ed ai potentati economici italiani, una scelta scellerata a cui forse non sono indifferenti le manovre in atto in vista del rinnovo dei vertici di Confindustria. Rifondazione Comunista dell’Umbria è stata costretta più di una volta a ritenere che le destre e Berlusconi avessero toccato il fondo con le leggi adottate, ma evidentemente al peggio non vi è mai fine. É di tutta evidenza la gravità di un atto che mina ai diritti fondamentali dell’individuo oltre alle ripercussioni sulle tasche degli utenti. Rifondazione Comunista chiede che la regione Umbria inserisca nel suo Statuto il principio dell’acqua bene comune e diritto umano universale e la definizione del servizio idrico come “privo di rilevanza economica”, sottraendolo così alla legislazione nazionale. Occorre altresì che gli Ato scelgano la loro trasformazione in enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Assicuriamo inoltre pieno sostegno a tutte le iniziative di lotta con i movimenti e i soggetti interessati per una ripubblicizzazione dell’acqua contro la mercificazione e i profitti lucrati sulle spalle dei cittadini Stefano Vinti Condividi