di Gaspare Serra
Il via libera alla commercializzazione della pillola abortiva Ru 486 anche in Italia, come prevedibile, ha riaperto il sempre acceso fronte di scontro tra “abortisti” ed “anti-abortisti”.
Ciò, però, a discapito della verità e di una corretta informazione ...
Oggetto della decisione dell’Aifa, difatti:
- non era la “legittimità” dell’aborto (non più in discussione, legittimato storicamente da un plebiscitario referendum confermativo della legge 194!)
- bensì la “corretta applicazione” della legge sull’aborto (cui si è ritenuta conforme la possibilità di ricorrere all’aborto chimico in sostituzione dell’aborto chirurgico).
Le prime reazioni provenienti dalla Chiesa (e da quella parte del mondo politico che, su questi temi, tradizionalmente gioca “di rimessa” alle posizioni di quest’ultima …) si limitano, invece, a ribadire slogan da tempo abusati “contro” l’aborto, con conseguente sequela di anatemi e minacce di scomunica!
La Chiesa -si intende precisare- ha tutto il diritto di assumere le posizioni ritenute più opportune e di adottare le decisioni conseguenti (compresa la “scomunica” per tutti coloro che somministreranno ed assumeranno la pillola abortiva!).
Essere parte di una Comunità (in tal caso, quella cattolica), difatti, vuol dire anzitutto accettare le regole imposte dalle sue autorità (salva la facoltà di ognuno di non riconoscersi più nella stessa …).
Qualsiasi osservatore esterno, però, avrebbe gioco facile nel rilevare alcune “incongruenze” nella politica (anche mediatica) adottata dalle gerarchie vaticane.
Come mai, ad esempio, tanto “ardore” contro ogni decisioni eticamente sensibile che riguarda le liberta private dell’individuo ed, al contrario, tanti “silenzi” sulla inumana politica dei respingimenti dei barconi di migranti (rifugiati compresi!) in contrasto con la cultura dell’accoglienza e del rispetto assoluto per l’uomo professata nel Vangelo?
Perché tanti proclami contro la Ru 486 ed, invece, tanti silenzi sulla realtà di tutte quelle donne clandestine che vivono in Italia costrette, a seguito dell’ultimo decreto sicurezza, a partorire in casa per non rischiare, se si recassero in ospedale, di essere denunciate e di non poter riconoscere i propri figli all’anagrafe?
Perché tanto astio contro donne che vivono un dramma personale (anziché offrire loro il proprio aiuto e la propria comprensione …) e, di contro, un così scarso impegno contro le devianze di una Società moralmente allo sbando, in cui si afferma la mercificazione del corpo femminile, la banalità dell’adulterio e la subordinazione della morale al successo ed al denaro?!
Di aborto, fecondazione assistita, coppie di fatto … il Vangelo non dice parola alcuna.
Eppure per la Chiesa contrastare le libertà individuali ed i diritti di autodeterminazione della persona sembra ben più importante che:
- difendere i diritti umani
- o rivendicare la centralità della “questione morale” (nella vita privata come in quella pubblica!).
Senza voler offendere la fede e la sensibilità di nessuno, se fossi cattolico queste sarebbero alcune delle domande che tormenterebbero la mia fede nella Chiesa ...
Come si possono, inoltre, emettere facili sentenze morali di condanna contro la scelta di abortire di quelle donne arresesi a tale tragico epilogo non per mero relativismo od incapacità di assumersi le proprie responsabilità bensì, ad esempio, a ragione di gravidanze:
- “non desiderate” (in quanto frutto di violenze o inganno)
- “difficili” (pericolose per la vita stessa della donna)
- oppure “con complicanze” (come nel caso di malattie genetiche rare o di malformazioni del feto incapaci di garantire al nascituro una vita durevole e “normale”)?
Come si può, senza vivere “in prima persona” un simile dramma familiare, giudicare con tanta facilità e sicurezza come egoista ed omicida la condotta della madre che, di fronte all’impossibilità di poter garantire a proprio figlio il diritto alla felicità, alla spensieratezza ed alla normalità, sceglie di porre anticipatamente fine ad una gravidanza?
Per questo credo che la scelta di proseguire o meno una gravidanza sia sempre una decisione personalissima della donna e della sua famiglia, che merita comprensione e rispetto … qualsiasi essa sia!
Da agnostico quale sono non mi permetto di giudicare una Comunità (quella cattolica) di cui non faccio parte, lasciando il giudizio ai suoi fedeli ...
L’unica cosa che, invece, “posso” e “voglio” rivendicare a voce alta è il mio diritto (costituzionalmente riconosciuto dal principio di “laicità” dello Stato) a che, nel mio Paese, la Chiesa (un’Istituzione che non rappresenta né il sottoscritto né tanti altri cittadini non credenti o “diversamente credenti”):
- si limiti (legittimamente ed in piena libertà) a dare “consigli morali” ed a lanciare moniti ai propri fedeli
- ma non usi la forza della propria autorità e del proprio potere temporale per interferire sulle “libertà civili” di tutti i cittadini (di cui spetta in esclusiva all’individuo, nel rispetto delle pari libertà altrui, la scelta sul “se” e sul “come” esercitarle!).
“Libera Chiesa” si, ma in “libero Stato”!
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