di Nicola Bossi
"Non è detto che l'accordo prima o poi avverrà": è questo il motivetto fischiato in casa del Prc di Terni alla domanda se alla fine, massimo la prossima settimana, entreranno in Giunta provinciale dopo lo strappo di Feliciano Polli che ha portato i comunisti all'appoggio esterno. Lo spiraglio ovviamente c'è: manca un assessore e la presindenza del consiglio provinciale, ma sul piatto della bilancia non vale quel 7 per cento portato a casa dalla Lista Comunista di Terni. Le delega che Polli si è tenuto sono talmente leggere che in molti non sanno neanche a che servono. Comunicazione istituzionale, polizia provinciale, circondario, caccia e pesca: queste sono quelle a disposizione dato che Turismo e Università Polli se le vorrebbe tenere per avere un peso maggiore sulle dinamiche politiche di Terni e Orvieto. Insomma per la Lista comunista un assessore alle varie ed eventuali. E un presidente del consiglio che è buono solo per avere un ufficio più spazioso. Gli accordi pre-elettorali parlavano di due assessori. Alla fine il moderato, ex Margherita, Presidente Polli ha chiesto un sacrificio per la riduzione degli assessorati da 10 a 8, penalizzando così Rifondazione. L'accordo è lontano per il momento anni luce.
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