La conclusione dell'incontro tra Nestlè e Sindacati aziendali, nazionali e locali non è per niente confortante.
Come era facilmente prevedibile l'azienda ha confermato le sue ripetute posizioni. Intanto dentro la fabbrica , come ovvio, serpeggia molto,malumore e preoccupazione, e il sindacato sembra non accorgersi che piano piano sta perdendo consenso. 
E’ chiaro a tutti, da parecchi mesi, che si aspetta solo l'approvazione con la legge dii stabilità della deroga alla cassa integrazione. E' questa la soluzione? NO. I reparti dello stabilimento devono tornare a riempirsi di produzioni e di operai, altrimenti, la fabbrica sarà molto più piccola e costantemente in pericolo.
Si può accettare, inoltre, che un grande stabilimento possa sopravvivere solo basando la sua produzione su di un prodotto leader e su pochissimi altri ?E se nel tempo prossimo, contrazioni di mercato, cambiamento del gusto della gente, portasse ad un livello critico la produzione del Bacio, come si potrà conciliare questo con il mantenimento dell’occupazione? 
Verrebbe, ovviamente, minacciata seriamente l’esistenza stessa dello stabilimento di San Sisto.
Una proposta alternativa, anche se non risolutiva, in questi giorni è stata fatta, ci potrebbero essere altre soluzioni, basta mettersi attorno ad un tavolo e discutere.
Deve essere chiaro, però, che la responsabilità, quasi unica, di questa situazione è della politica industriale sbagliata portata avanti in questi anni alla Perugina dalla Nestlè. In secondo luogo del sindacato che la accettata con troppa accondiscendenza, e che si sono arroccati nella difesa di un accordo che si è dimostrato non più sufficiente a garantire occupazione e sviluppo; poi dalle Istituzioni locali che non hanno svolto ne opera di controllo ne di stimolo nei confronti della Nestlè.
Sono convinto che a gennaio il potere di contrattazione dei dipendenti nei confronti della Nestlè, sia quasi nullo, pertanto sarebbe necessario, non aspettare gli eventi, ma mettere in campo una azione di lotta nei confronti delle decisioni aziendali. Altrimenti ci dovremmo accontentare dell’utilizzo dei vari strumenti sociali: ma la fabbrica sarà con meno lavoratori, con maggiore efficienza, con lavoro precario, e con più sfruttamento.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

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