"Per una sinistra del lavoro, dello stato sociale e dei beni comuni"

di Enrico Flamini, Segretario Provinciale Prc Perugia - Dall'iniziativa pubblica organizzata da Rifondazione comunista "“Questione sociale, questione democratica: il governo dei banchieri e i suoi effetti sull'Umbria” , che si è tenuta a Perugia il 22 dicembre e che ha visto le conclusioni di Gianluigi Pegolo membro della segreteria nazionale PRC - Responsabile Area Democrazia e Istituzioni, sono uscite analisi ed indicazioni di grande rilievo rispetto a come tentare di affrontare la crisi nella nostra regione. Da sinistra.
I contributi portati dal Presidente dell'AUR Claudio Carnieri e da Vasco Cajarelli, componente della segreteria regionale della Cgil dell'Umbria, sulle ricadute in Umbria della manovra del governo Monti sono stati particolarmente chiari e precisi: le misure di Monti, in perfetta continuità con quelle di Berlusconi, aggravano la situazione dell'Umbria dove la crisi è molto pesante. Infatti si ipotizza una riduzione del Pil dello 0,3%, soprattutto nei settori dell'industria e dell'edilizia; le pensioni e i salari umbri continuano ad essere del 7% inferiori alla media nazionale; i lavoratori interessati da processi di cassa integrazione sono circa 20.000; si ingrossano le fila dei disoccupati, soprattutto giovani, altamente scolarizzati e donne.
Su questo quadro le proposte avanzate dal partito ed illustrate dal nostro capogruppo regionale Damiano Stufara sull'Irpef e sui costi impropri della politica, rispetto alle misure da mettere in atto contro la crisi economica nell'ambito della discussione delle riforme endoregionali, rappresentano un contributo importante per tentare di determinare una più equa redistribuzione della ricchezza in ambito regionale. Le proposte che abbiamo indicato sono appunto legate alla nostra valutazione negativa rispetto alla manovra del governo Monti. Siamo infatti di fronte ad un governo di tecnici e banchieri che scarica il costo della crisi sui lavoratori dipendenti, sui pensionati, sui ceti a più basso reddito. Proprio su lavoratori, pensionati e ceti medi ricadono i tagli ai servizi con nuove privatizzazioni, l'innalzamento dell'età pensionabile, il blocco della rivalutazione delle pensioni, la tassazione sulla prima casa, l'aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti. Nello stesso tempo la manovra di Monti, in perfetta continuità con le ultime tre di Berlusconi, non prevede misure tese a far pagare chi non ha mai pagato e chi ha di più: nessuna politica contro l’evasione fiscale, nessuna patrimoniale.
Come ha ricordato Luciano Della Vecchia, Assessore della Provincia di Perugia e membro del Direttivo nazionale dell'Unione delle Province, la manovra contiene anche delle caratteristiche fortemente antidemocratiche non solo come è dimostrato dal noto, pressapochista ed autoritario intervento sulle Province, ma soprattutto dai tagli agli enti locali, cioè ai primi livelli della rappresentanza e del governo, diventati per Monti i primi obiettivi per sopprimere servizi e sospendere diritti a tutto vantaggio dei privati, mettendo dunque in discussione la stessa tenuta democratica del paese in sfregio ai 27 milioni di italiani che si sono mobilitati per la difesa dei beni comuni e per un’alternativa economica e politica nell'ultima tornata referendaria.
Ecco, su queste direttrici crediamo che occorra anche nella nostra regione un’iniziativa forte sul terreno sociale e politico per costruire percorsi unitari delle forze di sinistra che sappiano porsi come credibile punto di riferimento nella battaglia per una più equa ridistribuzione della ricchezza e per la difesa dei beni comuni.
La manovra di Monti e le sue politiche vanno contrastate con mobilitazioni unitarie in tutti i territori. Per questo abbiamo pensato e continuiamo a pensare che l'Umbria possa rappresentare un importante laboratorio politico in termini di risposte concrete all'attuale fase di crisi economica e sociale. Questo è il contributo che abbiamo inteso e intendiamo portare in un'ottica di giustizia ed equità sociale. Questa è la proposta politica che avanziamo.
Per una sinistra del lavoro, dello stato sociale e dei beni comuni.

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