L'editoriale di Gian Filippo Della Croce/Pane e cultura
Un ministro di un paese democratico, ma sopratutto conosciuto come la culla dell’arte e della cultura mondiale, cioè l’Italia, ha recentemente affermato che “con la cultura non si mangia. Con Dante non ti ci puoi fare un panino…”. Sarebbe una frase che si commenta da sola, soltanto se a pronunciarla fosse stato un analfabeta e non un ministro della Repubblica. Ma perché allora quel ministro l’ha pronunciata? Per giustificare i tagli sanguinosi fatti da lui, ministro del bilancio, alle risorse pubbliche disponibili per le attività culturali., e che come tutti sanno riguardano sia i produttori di cultura che gli utilizzatori finali cioè i cittadini. In tempi di crisi come questi, ha pensato il ministro, che le spese debbono essere contenute, tagliando prima di tutto quelle inutili: quelle per la cultura, appunto. Ma perché il ministro la pensa così? La sua decisione è forse frutto di una indagine che ha coinvolto i cittadini che a gran voce hanno chiesto più pane e meno Dante? Semplice calcolo ragionieristico? Oppure calcolo politico di prospettiva mirante ad impoverire un settore che non produce manufatti ma idee e le idee in certi momenti della storia, italiana soprattutto, vanno perseguite e ridotte all’obbedienza , magari agendo proprio sulle risorse che ne rendono possibile la sopravvivenza e lo sviluppo. Una frase, quella del ministro Tremonti, che ne riecheggia un’altra pronunciata da un altro ministro un po’ di anni orsono ,il ministro Scelba che negli anni ’50 del secolo scorso promosse una crociata contro il “culturame” che opprimeva ,secondo lui, il paese ed era evidentemente di sinistra. Quindi i tagli di Tremonti alla cultura rispondono anche a questa logica: la cultura è di sinistra! Una considerazione perfida, fatta pensando che a causa delle minori risorse messe a disposizione degli Enti Locali dal governo centrale, anche quelli di sinistra avrebbero dovuto seguire il suo consiglio. Lo strano è che lo hanno fatto, anche in Umbria, dove in questa paradossale situazione si fa un gran parlare della “candidatura” di Perugia ed Assisi a città europee della cultura . I sindaci delle due città hanno già stretto una “santa” alleanza per raggiungere questo prestigioso obiettivo, benedetti dalla presidente della Giunta regionale e proprio l’altro giorno hanno anche ricevuto la garanzia che i maggiori comuni umbri la sosterranno in cambio della diluizione delle iniziative e delle relative risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, sui loro territori . Quindi mentre a Roma si dice che con la cultura non si mangia, in Umbria ci si candida pensando al ricco piatto europeo e ai suoi benefici effetti sulle esangui casse comunali. Il sindaco di Perugia, addirittura ha già parlato di lobbismo da esercitare sui paesi membri della UE per ottenere l’appoggio alla candidatura, e ha anche parlato di importanti testimonial da mostrare come accattivanti icone per ottenere i voti necessari dalla commissione europea ( se sono quelli esibiti all’ultimo BIT di Milano, c’è da preoccuparsi…….). Intanto lo scontro che sta avvenendo nel Paese fra il centrodestra egemonizzato da Berlusconi e dalla Lega e il centrosinistra , assume di giorno in giorno i caratteri di un vero e proprio scontro fra culture, fra modelli culturali di riferimento e rispettivi valori indotti. Nella temperie del conflitto a farne le spese sono chi opera in campo culturale, i lavoratori della cultura, che a fronte della penuria di risorse disponibili per il settore vedono compromessi posti di lavoro e attività. Iniziative di contrasto all’atteggiamento governativo nei confronti della cultura e delle attività connesse sono state realizzate un po’ dappertutto, meno che in Umbria, e questa scarsa sensibilità culturale della nostra classe dirigente determina a sua volta la precaria condizione dei produttori di cultura locali, poco coinvolti, spesso ignorati e sottovalutati, nessuna opportunità vera a sostegno del talento creativo viene messa in campo e per dirla tutta, oggi in Umbria l’importazione di cultura dall’esterno viene preferita alla produzione locale, un atteggiamento chiaramente provinciale. La cultura , tornando alla candidatura Perugia-Assisi, non è fatta solo di pietre per quanto prestigiose e famose esse siano, ma di attività continua e diffusa sul territorio
oltre che di eventi, di riconoscimenti del lavoro culturale locale, aiutandolo a crescere e a testimoniare la vitalità culturale di questa regione. Penso che anche questi siano meriti da esibire davanti alla commissione europea per promuovere la candidatura di Perugia- Assisi e dell’Umbria tutta a rappresentare oggi quello che le pietre ci ricordano di ieri,: un luogo dove è cominciata a nascere l’Europa, un luogo dove si mangia pane e cultura.
GIAN FILIPPO DELLA CROCE

Mercoledì
02/03/11
13:37
e intanto il ministro della cultura, l'ineffabile Sandro Bondi, chiede, senza essere ascoltato, di essere sollevato dall'incarico ministeriale perché depresso, la cultura lo deprime