di Gian Filippo Della Croce

Siamo al day after, il giorno dopo la dissoluzione di quello che sembrava un patto incorruttibile: quello fra il centrosinistra e Perugia. Una vera bomba atomica che tra l’altro, esplodendo nel capoluogo di regione ha avuto un fall out su territorio se pensiamo a Spoleto, mentre su Terni le divisioni del centrodestra e l’astensionismo dei 5 stelle hanno in qualche modo favorito la tenuta di Di Girolamo, l’astensione da record inoltre è stata un’ulteriore dimostrazione del teorema inverso che si sta affermando in Umbria e che proietta un’ombra inquietante sulle prossime elezioni regionali, inquietante a partire dai numeri della sconfitta perugina nonché dalle sue modalità, che hanno evidenziato la strategia totalmente sballata del centrosinistra e del Pd in particolare, una strategia che faceva perno sulla incontendibilità di una rendita elettorale che sembrava inesauribile.

E invece non solo quest’ultima è stata contendibile, ma addirittura quell’immensa rendita si è polverizzata nel giro di pochi giorni che dividevano il primo turno elettorale dal secondo. Il peccato di superbia degli sconfitti è stato quello di sottovalutare la presenza di nuovi protagonisti: 5 Stelle e Liste civiche, una presenza che ha cambiato chiaramente lo scenario della competizione elettorale e anche una fatale sottovalutazione della realtà che potrebbe riassumersi nelle parole di Tony Blair “Non eravamo in contatto con il mondo moderno”.

Ma gli sconfitti non sono solo a sinistra, sono anche nello stesso centrodestra, quelli che avevano scommesso nella presunta debolezza del candidato Romizi per continuare con il vizietto degli accordi trasversali, perpetuando un “modello” che gli elettori hanno dimostrato chiaramente. Anche costoro sono i grandi sconfitti di queste elezioni e Romizi deve tenerne conto. Per quanto riguarda quello che sta accadendo nel campo degli sconfitti sarà bene tenere a mente una celebre frase di Einstein “No puoi pensare di risolvere un problema ragionando nello stesso modo che è servito a crearlo”. Inoltre senza nulla togliere alla scienza degli analisti del voto penso che la considerazione più giusta da fare sia che da oggi il futuro dell’Umbria pare tornato nelle mani dei suoi cittadini.     

 

 

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