di Enrico Flamini - Segretario Provinciale PRC Perugia

Ritengo che rispetto a quanto emerso dall'assemblea di Confindustria Altotevere occorra sottolineare alcune questioni. Intanto, i danni più pesanti per l'economia del territorio sono il frutto dei fallimenti degli ultimi governi su lavoro ed economia. L’assenza di una politica industriale degna di questo nome, l’attacco ai diritti dei lavoratori con l’abrogazione dell’articolo 18, la messa in discussione del contratto nazionale e degli stessi ammortizzatori sociali, la riforma delle pensioni, l'aumento delle tasse e dell'Iva sono misure che hanno confermato e favorito il carattere strutturale della crisi economica in atto anche in Alto Tevere. Gli effetti di questa situazione sono noti: l'aumento della disoccupazione, il forte ricorso alla cassa integrazione, la chiusura di aziende, l’aumento della povertà e, per i giovani, prospettive di lavoro precario.

Detto questo, e tornando a chiedere la definizione di un Piano Regionale del Lavoro, penso che per l'economia del territorio ci sia da subito un'occasione importante: la discussione sul nuovo Quadro Strategico Regionale 2014/2020. Le risorse previste da questa misura possono risultare fondamentali per avviare una stagione di programmazione capace di affrontare la crisi a partire da nuove politiche industriali, del lavoro, dell’occupazione e della lotta alle povertà. Il tema che va affrontato da subito e sul quale è necessario un confronto serio non solo rispetto al Quadro Strategico, ma anche su tutte le forme di sostegno all'impresa, resta quello del superamento dei finanziamenti “a pioggia”.

Servono criteri chiari ed interventi mirati rispetto alla complessità del mondo produttivo altotiberino fatto anche e soprattutto di piccole e medie imprese, di artigianato di qualità, di cooperazione, così come sono necessari investimenti di prospettiva fondati su qualità del lavoro, ricerca, infrastrutture digitali, innovazione e formazione pubblica. Per quanto riguarda le infrastrutture credo che l’urgenza sia sicuramente la messa in sicurezza della E45. Per quanto riguarda la E78, ribadiamo che per noi l'ipotesi di tracciato deve risultare inequivocabilmente come la meno impattante da un punto di vista ambientale e paesaggistico, come la più sicura per la salute dei cittadini e rispondente all'ubicazione della costruzione della Piastra Logistica.

I governi regionali di questi criteri e dell’orientamento assunto dalle amministrazioni locali continuano a non fare cenno alcuno. Sembra prevalere invece l’idea che per la realizzazione del tratto umbro occorra il tracciato più vantaggioso da un punto di vista economico, quello che costa meno. Ci auguriamo di essere smentiti, perchè quello che in un periodo di crisi e ristrettezze pare essere un criterio di buon senso rischia invece di avere una ricaduta pesante per il governo futuro dei territori. Ecco perchè pensiamo che sostenere ed appoggiare il rispetto delle indicazioni delle amministrazioni locali e dei criteri assunti rispetto al problema E78 rappresenterebbe l'unico modo per dimostrare davvero "la volontà di risolverlo nell'interesse dell'intera comunità, non solo quella imprenditoriale".

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