Ieri la democrazia italiana ha vissuto un’altra pagina nera, tra l’indifferenza e l’ignavia di quelle massime istituzioni, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano e dal capo del governo Letta, che, per prime, dovrebbero sovrintendere alla sua tutela.

   Ancora una volta Berlusconi,  condannato per reati gravissimi e inammissibili per un uomo pubblico (che in qualsiasi altra democrazia lo avrebbero visto da tempo defenestrato o in galera), ha potuto impunemente lanciarsi, sulla base di una ricostruzione infondata e deformata dei fatti, in un attacco durissimo e sconsiderato contro un organo dello stato (che ne costituisce uno dei pilastri), la magistratura, accusata addirittura (la cosa sarebbe comica, se non fosse tragica!) di perseguire una “via giudiziaria al socialismo”.

   Napolitano e Letta hanno fatto finta di essere sulla luna. Eppure il primo è formalmente addirittura Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, in questa veste e in quella di Capo dello Stato, avrebbe un preciso obbligo di tutelare il buon nome dell’organo che presiede e dei giudici  e i buoni rapporti tra istituzioni dello stato. Lo stesso dicasi per il Presidente del Consiglio dei Ministri che non può essere indifferente di fronte a un conflitto politico istituzionale di questa portata.  L’idea che c’è un governo che “tecnicamente” governa e la politica è un’altra cosa, è una idea aberrante che prefigura la scomparsa di ogni differenza programmatica reale tra le forze politiche.

   La mancanza di un monito, di una reazione, di un semplice richiamo aggrava la confusione e lo smarrimento dei cittadini in un Paese nel quale ogni cultura istituzionale è stata abbondantemente devastata e ne favorisce la sfiducia e l’ulteriore distacco dalle istituzioni. La crisi della democrazia precipita e non si sa fino a quando potrà durare.

   Al comportamento da struzzo di Napolitano e Letta fa da cornice la debolezza della reazione del Pd, il cui segretario Epifani si è limitato a definire “sconcertante” un discorso, quello di Berlusconi, infarcito di affermazioni bugiarde e inaudite. Può tornare così a farla da padrona quella pratica dell’Italia rovesciata in base alla quale coloro che dovrebbero solo rinchiudersi e vergognarsi e chiedere scusa per le loro malefatte e il loro modo di essere, sono quelli che alzano la voce e dominano il dibattito politico.

   E, tutto questo perché?! Per tenere in vita il governo. Un governo la cui attività principale fino ad oggi è stata quella di rinviare i problemi in attesa di agganciare la ripresa spontanea dell’economia mondiale e che, ora,  stretto dai vincoli monetari ed europei, non riesce a far quadrare i conti per l’unica cosa che ha fatto, cioè il rinvio dell’imu e che alla fine finirà col ridurre le imposte dirette (regalo ai ricchi) e aumentare quelle indirette (dispetto ai poveri).  Bel bilancio davvero!

   E, ancora, tutto questo perché?! Per mantenere un simulacro di stabilità politica chiesta da Confindustria e imposta dall’Europa. La partita si gioca tra lor signori! Il popolo, quello che soffre sul serio, ne è escluso e non c’è nessuno che gli dia la parola! Ci vorrebbe una sinistra; ma è proprio quello che oggi manca.

Leonardo Caponi

 

  

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