Matteo Renzi è lo stesso identico Matteo Renzi che avete votato in massa anni fa. Non è cambiato di una virgola. Il suo “moralismo liberista” - per guadagnarvi il pane dovete soffrire e spaccarvi la schiena, lo stato sociale vi rammollisce - è puro darwinismo sociale, è l’elogio del competitivismo animalesco, magari condito con un po’ di carità per i perdenti. Lo disse chiaro e tondo fin dagli inizi: “il liberismo è di sinistra”, citando il titolo (ossimorico) di un libro di Alesina e Giavazzi. E giù tutti alla Leopolda a battere le mani.

Disse anche che il Jobs Act era “la riforma più di sinistra mai fatta” perché poneva fine alla discriminazione dei figli precari rispetto ai padri garantiti e parassiti. Una specie di mondo alla rovescia. Combattere la precarietà e garantire diritti anche ai figli, anziché toglierli ai padri, sarebbe stato troppo ideologico, evidentemente. Ci disse pure che bisognava togliere l'art.18 “perché Marta non ha diritto alle ferie per maternità”. Eh sì, perché imporre il diritto alle ferie per maternità sarebbe stato da politica vecchia e barbogia. Così Renzi ha messo padri contro figli, precari con la bicicletta contro operai “garantiti’” con la Panda, tenendo ben al riparo coloro che detengono l’immensa ricchezza di questo Paese e salvaguardando coloro che sfruttano il lavoro.

Nè Matteo Renzi ha mai nascosto il suo cinismo (perché il moralismo liberista vale ovviamente solo per gli altri): poco prima di diventare presidente della Provincia di Firenze, il suo misero contratto da co.co.co presso l’azienda di famiglia, 550 euro al mese secondo le ricostruzioni giornalistiche, divenne magicamente un contratto da dirigente da quasi 5 mila euro al mese. Così che la Provincia e il Comune, nei 10 anni successivi, sono stati obbligati a versargli 200 mila euro di contributi pensionistici da dirigente d’azienda. Una roba che in qualunque Paese normale avrebbe decretato la fine di una carriera politica.

Non ce l’ho con te, ce l’ho con chi ti dà il panino con la finocchiona!”, era solito dire un mio compagno di scuola a chi lo indispettiva. Non sono mai stato fra coloro che ironizzano sull’“abolizione del suffragio universale” o sull’ignoranza dell’elettorato e sono anzi convinto che nel nostro Paese il problema siano le elités. Non ce l’ho con chi ha votato in questi anni i vari Renzi, Salvini, Meloni etc (e in Toscana Giani, Ceccardi etc), cioè la grandissima parte dell’elettorato. So anche che difficilmente un elettore ammetterà di aver sbagliato e che ricordare gli “errori” non è mai servito a conquistare consensi. E però una cosa la vorrei dire lo stesso, magari al vento: prendetevi una parte di responsabilità. E’ troppo facile dare ogni volta la colpa ai “leader” che prima avete votato, osannandoli, e poi (molto poi) ricoperto di insulti.
 

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