Di Ciuenlai – Molti parlano di sorprese, ma è andata come nelle previsioni. Avevamo già segnalato, nell'ultimo racconto, la grandi difficoltà di Marina Sereni e di Valeria Cardinali, il ritorno in campo di Nadia Ginetti e le buone possibilità del segretario regionale Leonelli.

Sapevano tutti che il “Lodo Franceschini” sarebbe stato modificato con l'entrata in pista di due altre donne, una delle quali sicuramente ternana. Lo schema previsto il giorno prima Era Bocci, Leonelli, Giulietti, Donna Tr e Rossi nei collegi, Ascani, Verini e due indicazioni “romane” nel proporzionale. Ed è lo schema Quello che è uscito dal Nazareno.

Con una sola eccezione : L'uscita di scena dell'ex Sen. Rossi. Ma non per ostracismi renziani, ma per il “fuoco amico”. In casa orlandiana, all'esponente ternano o alla Cardinali è stato preferito Cesare Damiano. Punto! Per il resto erano in agenda anche i nomi di Grimani, di Simona Meloni (da noi più volte citati) e di Emanuela Mori che ha vinto quella“guerra delle donne” di cui avevamo parlato, qualche giorno fa. E tutto questo perchè non è cambiato nemmeno l'indirizzo politico che avevamo segnalato, quello teso a far diventare Parlamentari più renziani e affini possibili. Con questo schema il segretario porta a casa tre dei quattro seggi proporzionali e attende buone notizie dai collegi di Leonelli, Giulietti e Simonetta Mignozzetti.

Insomma, come nel resto d'Italia, è in corso un'operazione di “Macronizzazione” del PD, che sta cancellando, storia, provenienze e, soprattutto, ogni traccia di sinistra. Se scorrete i nomi dei candidati escluso Damiano abbiamo solo persone che vengono dall'area cattolica moderata, dall'area del vecchio pentapartito e da quella massa di “neutrini” (quelli che dicono che destra e sinistra sono categorie superate) “tendenti a destra” di cui è formato oggi il nucleo centrale del Partito Democratico. Un fatto che Darà tanto carburante a quelli che sostengono che la scelta, in Italia, è infatti tra tre diversi tipi di destra.

Adesso sapete tutti qual è la risposta alla domanda “Chi ha smacchiato l'Umbria Rossa?”. Nel nostro piccolo, l'intervento a favore del segretario , quello che abbiamo chiamato per comodità il “Lodo Franceschini”, ha anche un sapore di rimessa in discussione degli equilibri interni. Nel 2019 ci saranno le comunali e nel 2020 le regionale. I capi del Nazareno (se sopravviveranno a queste elezioni) non vogliono più farsi dettare “la linea” e soprattutto i candidati dai potentati locali. Vogliono, anche negli enti locali, “persone di fiducia”. E soprattutto vogliono mano libera sulle alleanze. Anche perchè non è per niente escluso che il possibile Governo Romano di grande coalizione, sia poi riproposto anche nei poteri locali. Vedere Romizi o un Pd candidati unitari al Comune di Perugia o in Regione, potrebbe non essere più un tabù.

P.S. - Leggo su diversi organi di stampa che la lista PD sarebbe stato un successone della Governatrice che avrebbe piazzato “il suo uomo”. Non per contraddire ma:

Primo; Giulietti si piazza da solo essendo uno dei pochissimi ex DS che ha ancora un peso e un elettorato di riferimento (purtroppo per lui in forte diminuzione per i fatti di Umbertide). Ma c'è dell'altro. Per il resto dei candidati si vede pochissimo la mano della Presidente, che ormai, come tutti i "turchi attempati”, dipende, mani e piedi, dai padroncini dell'ex partito dei lavoratori.

Secondo; lei, lo stesso Giulietti e tutti quelli del PD che vengono da quella esperienza, con la Macronizzazione, sono destinati ad essere spazzati via , perchè di quella origine non dovrà esserci più nemmeno la puzza. Oggi sono solo residuati bellici, tollerati per contrastare gli scissionisti e mantenere il voto dei “fedeli alla linea” (anziani che credono ancora che il PD sia la prosecuzione del Pci). Residui che verranno “fatti brillare” non appena finita la guerra elettorale.

 

 

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