PERUGIA – “E' incomprensibile” che “milioni di bambini in difficoltà nel mondo siano invisibili” sui giornali, nelle televisioni, all'opinione pubblica. E' con questo spirito e soprattutto con l'impegno a voler sollevare l'attenzione dei media sui diritti umani dei più piccoli che l'Unicef Italia - sottolinea il direttore generale Davide Usai - partecipa per la prima volta al Festival Internazionale del Giornalismo in corso a Perugia.

Con una sezione ad hoc, 'Parla di me', da oggi fino a sabato 28 aprile sono previsti confronti e dibattiti fra operatori dell'informazione e dell'emergenza umanitaria.

“Mi chiedo ad esempio - osserva Usai - come mai nei giorni di Pasqua si parlasse più del fatto che il comandante della Costa Concordia tornasse a casa piuttosto del milione e mezzo di bambini che nel Sahel rischia la vita. E' incomprensibile”. “Non me la prendo con i media - prosegue - ma vorrei capire. Forse è meno impegnativo parlare di gossip piuttosto che di tragedie. Dai tecnici che si confronteranno in questi giorni mi aspetto delle indicazioni utili perché anche i diritti umani siano al centro del dibattito sulla stampa''.

Il direttore generale di Unicef Italia ha quindi proposto la creazione di un “Osservatorio sulla comunicazione” per migliorare il rapporto fra media ed organizzazioni umanitarie, affinché i diritti umani cessino di essere la Cenerentola dell'informazione italiana.

La proposta è giunta al termine di una tavola rotonda ('Parla di me'), proprio sul rapporto fra attività umanitaria e media, organizzata dalla stessa Unicef Italia, presenti al tavolo, rappresentanti di Oxfam, Unhcr, Medici senza frontiere, Pam, Save the children, Amnesty International.

Per Usai, l'Osservatorio dovrebbe essere “strutturato” e tener conto, in particolare, delle “best practice”; “dovrebbe essere un luogo di confronto” con i media tenuto conto che - ha detto – “siamo una parte della società civile molto importante. Abbiamo tante informazioni da offrire. Dobbiamo continuare a parlarci”.

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Ogni ora, nel mondo, circa mille bambini muoiono per malattie e cause evitabili. Si tratta di 22 mila vittime ogni giorno, oltre 8 milioni l'anno. A ricordare i drammatici dati che testimoniano le morti per povertà e malnutrizione è l'Unicef che al Festival internazionale di giornalismo, in corso a Perugia, ha organizzato uno spazio sull'informazione dei diritti dei bambini ponendo l'accento sulla loro "invisibilità" e sul "silenzio" che troppo spesso circonda queste questioni. Le morti, quasi tutte nei paesi in via di sviluppo, sono dovute a povertà e malnutrizione, a scarsa attenzione da parte dei paesi più ricchi. Ecco alcuni dati: - Circa 2 milioni di bambini l'anno muoiono per polmonite; l'infezione dei polmoni uccide più bambini di aids, malaria e morbillo messi insieme; la cura migliore è la prevenzione. - Il 15% dei bimbi muoiono per diarrea, causata da batteri, virus e parassiti ingeriti per mancanza di acqua potabile e assenza di servizi igienici adeguati. - La malaria è causa del 7% delle morti dei bambini: è diffusa soprattutto nell'Africa Subsahariana; se contratta durante la gravidanza, la malaria provoca quasi il 20% delle nascite sotto peso oltre ad anemia, morte intrauterina e decesso materno. - Il morbillo (4%) provoca 170 mila morti ogni anno; chi sopravvive al morbillo rimane spesso con disabilita' permanenti come cecità', sordità o danni cerebrali. - Il 2% dei bambini morti è colpito dall'aids; senza cure, circa la metà dei bambini sieropositivi muore prima del secondo anno di vita; solo nel 2010 piùdi mille bambini al giorno hanno contratto il virus hiv attraverso la trasmissione verticale. - La malnutrizione materna e infantile, nelle sue varie forme, è concausa di 3,5 milioni di morti l'anno. Un neonato di un paese in via di sviluppo, sottolineano ancora i dati dell'Unicef, ha 14 volte più possibilità di morire di un bambino nato in un paese industrializzato.

 

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