L'acqua deve tornare ad essere trattata come un bene comune, diritto umano fondamentale e non come una merce per profitti commerciali. L'Umbria si trova tra le regioni con le più alte perdite della rete idrica. Il quantitativo di acqua consumata pro capite è di circa 170 litri abitante/giorno con comuni che scendono a 120 litri, ma in altri dove si superano i 200 litri per abitante. Molte condotte sono particolarmente vetuste, soprattutto quelle all'interno dei centri storici.

Sono alcuni passaggi, tra i più importanti, emersi ieri nel corso di in una audizione della seconda Commissione, presieduta da Gianfranco Chiacchieroni, da alcuni interlocutori invitati in merito alla proposta di regolamento della Giunta regionale concernente le “Norme per la revisione e l'aggiornamento del piano regolatore generale degli acquedotti – Disposizioni per il risparmio idrico nel settore idropotabile. Su questo atto la Commissione è tenuta ad esprimere il proprio parere. A Palazzo Cesaroni erano state invitate le associazioni di categoria, quelle ambientaliste, dei consumatori, le Autorità di ambito, l'Anci Umbria e altri soggetti interessati.

Due gli interventi. Elisabetta De Persio (Comitato umbro Acqua pubblica): “L'acqua deve tornare ad essere trattata come un bene comune, diritto umano fondamentale e non come una merce per profitti commerciali. L'Umbria si trova tra le regioni con le più alte perdite della rete idrica Rapporto Conviri 2010 al Parlamento). Perugia ha una perdita, tra il volume immesso nella rete e quello fatturato, del 47 per cento, Terni del 30 e Foligno del 25 per cento. Prima di prendere in considerazione il bilancio idrico annuale di ambito è necessario tenere conto della effettiva disponibilità attuale della risorsa e le necessità della popolazione. Prima di ogni altra captazione, va valutata l'opportunità in rapporto al fabbisogno e alle perdite subite dalla rete idrica di quello specifico territorio. L'efficienza del bilancio idrico degli Ati si raggiunge con investimenti finalizzati alla riparazione delle perdite, investimenti che il sistema di gestione privata del Servizio idrico integrato attraverso Società per azioni non è stato in grado di far fronte, nonostante i piani d'ambito e gli aumenti tariffari programmati ed eseguiti. I

l problema dell'uso improprio dell'acqua si può affrontare seriamente con la costruzione di reti per l'erogazione di quella non potabile per gli usi che lo consentono. Le misure per il risparmio idrico negli interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica e di nuova edificazione volte a realizzare reti duali di adduzione al fine dell'utilizzo dia acque meno pregiate per usi compatibili devono essere al più presto recepite dai regolamenti edilizi dei Comuni”. Domenico Antognelli (Umbra Acque Spa–Ente gestore): “Negli ATI 1 E 2 (38 Comuni) le perdite sono superiori al 25 per cento e riteniamo impossibile, in quattro anni, arrivare a questa percentuale di perdite attraverso il sistema tariffario in vigore, potrebbe essere possibile soltanto con finanziamenti in conto capitale.

La costruzione della tariffa negli Ati 1 e 2 già negli anni passati ha premiato i consumi virtuosi, stabilendo tasse e tariffe molto sbilanciate verso coloro che hanno consumi medi elevati. Il sistema tariffario prevede il ricavo garantito per l'equilibrio del bilancio Nel territorio il quantitativo di acqua consumata pro capite è di circa 170 litri bitante/giorno con comuni che scendono a 120 litri, ma in altri dove si superano i 200 litri per abitante. Il 95 per cento della perdita avviene sulla rete di distribuzione interna alle città, molto differenziata, comunque, da comune a comune”. Ora la discussione, alla luce di quanto emerso dall'audizione odierna e alla luce dei documenti presentati, si sposterà nuovamente in Commissione doveverrà stilato

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