di Tommaso Nencioni

Il socialismo è l'IRI più il reddito di cittadinanza. Da che le nostre classi dirigenti hanno deciso di abbandonare l'Italia alla deriva nella divisione continentale del lavoro ci si avvia mestamente verso il sottosviluppo (leggasi, da ultimo, le statistiche europee pubblicate dal sole 24 h).

Tutto il potere è stato affidato alla rendita immobiliare e turistica. Perché chi ha i soldi dovrebbe aprire industrie e fare innovazione quando può comprare un palazzo e affittarlo dando lavoro stagionale e sottopagato a camerieri e addetti alle pulizie? È una legge naturale, cui non ha senso opporre come controtendenze l'appello moralistico a un capitalismo diverso (diventare tutti per legge olivettiani) o cercare di ridurre le paghe degli operai al livello di quelle dei camerieri e degli addetti alle pulizie per "attrarre investimenti" - i padroni hanno scoperto, ma Marx lo sapeva già, che "la produzione" è una gran rottura di coglioni, e che D-D' è centomila volte meglio che D-M-D'.

Per reagire alla trappola del sottosviluppo bisogna agire a monte con l'investimento diretto dello Stato che deve tornare a creare sviluppo e occupazione ben pagata (i padroni non vogliono lo Stato investitore perché spingerebbe al rialzo la dinamica salariale, come dimostrano le prese di posizione di confindustria del '62, che lo ammettevano candidamente); e a valle col reddito universale che liberi dal ricatto del lavoro povero (è inutile aspettarsi questa liberazione dalla dinamica oggettiva della piena occupazione, nella misura in cui la lotta alla piena occupazione è un obiettivo politico delle classi dominanti). L'IRI e il reddito di cittadinanza come manovra a tenaglia contro il sottosviluppo per la via italiana al socialismo.

Fonte: facebook

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