(dell'inviato Michele Cassano) (ANSA) - PERUGIA- Quando il suo volto appare sul axischermo della Sala dei Notari a Perugia, gremita come non
mai, si leva un lungo applauso, e lui risponde con un sorriso, en accennato, per ringraziare. Edward Snowden e' in collegamento via Skype dal luogo segreto di Mosca dove si e' rifugiato per evitare di finire in manette negli Usa per l'accusa di spionaggio dopo aver rilevato i sistemi di sorveglianza di massa utilizzati dall'intelligence americana. Fa capire subito perche' ha accettato l'invito del Festival di Giornalismo di Perugia.

"Il giornalismo - sostiene - e' una delle armi piu' efficaci che abbiamo, forse l'unica. I governi non si riformeranno da soli, il potere non funziona cosi'". Non solo denuncia, dunque, dall'ex tecnico della Cia, ma anche un appello ai tanti giovani presenti al Festival: "Dobbiamo capire come rendere sicura la rete e aumentare il livello della liberta. L'unico modo per farlo e' con il dialogo. Dobbiamo pretendere risposte dai potenti". Dai governi nazionali in primo luogo, anche da quello italiano, che - come ricorda il moderatore dell'incontro, Fabio Chiusi - e' rimasto in silenzio di fronte alle denunce della talpa del Datagate.

"Non e' un segreto che l'intelligence italiana e americana lavorino a stretto contatto. Il rapporto e' solido e segreto", afferma Snowden, citando il caso Abu Omar e i suoi viaggi a Milano, quando era alle dipendenze della Cia a Ginevra. "Magari i premier non conoscono i dettagli perche' non vogliono saperli - aggiungere -, ma devono rispondere alle domande, perche' la gente si chiede perche' non rispondono". Per l'ex collaboratore dei servizi americani, lo scenario e' sempre piu' preoccupante, anche alla luce dei tentativi dei governi di obbligare le aziende a fornire le chiavi per decriptare i linguaggi utilizzati per le comunicazioni via Internet.

"I politici credono che tutto sia lecito per garantire la sicurezza, ma la sorveglianza di massa e' inefficace contro il terrorismo - sostiene -. In Francia questi sistemi sono stati legalizzati prima che avvenisse l'attacco a Charlie Hebdo, ma questo non ha impedito la strage. Lo stesso e' avvenuto in Canada e Usa". E poi "essere perfettamente al sicuro non vale a nulla, se non siamo liberi". "E' il piu' grande sistema di oppressione dell'umanita' - avverte -, ed esiste in piu' parti del mondo. Basta un capo di governo mal intenzionato e noi accenderemo questo sistema e non si potra' piu' tornare indietro. Dobbiamo agire subito, altrimenti potrebbe diventare sempre piu' difficile".

All'incontro, oltre all'avvocato di Snowden, Ben Wizner, e' intervenuta, anche lei via Skype, Laura Poitras, regista di Citizenfour, il documentario che testimonia il passaggio delle informazioni in possesso di Snowden alla stampa, vincitore dell'Oscar 2015, uscito ieri in Italia. "Dall'uscita del documentario la mia vita e' cambiata - racconta -, ci e' stato consigliato di evitare di viaggiare in Usa, ho dovuto vivere a Berlino e sono stata fermata piu' volte alla frontiera americana. Pero' quello che abbiamo pubblicato ci ha dato in qualche modo protezione". "Spero con il mio lavoro - dice ancora – di diffondere la consapevolezza della minaccia nei confronti della democrazia rappresentata dai sistemi di sorveglianza. Presto pubblicheremo altro materiale di Hong Kong (dove Snowden e' stato prima di rifugiarsi in Russia, ndr). Noi registi dobbiamo saper
concentrare tutto in pochi minuti, ma c'e' ancora tanto materiale che merita di essere pubblicato".

 

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