di Vincenzo Sgalla* Segretario generale Cgil Perugia - 

PERUGIA - Come sempre capita in momenti importanti della storia delle relazioni industriali nel nostro Paese, si evidenziano diversità di opinioni e qualche volta si registra strumentalizzazione politica.
Ma l'ipotesi di accordo siglata da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria su contratti e rappresentanza si presta poco, a mio avviso, a libere interpretazioni, perché nel merito ci troviamo di fronte ad un testo che chiarisce bene almeno tre cose.

La prima è che in Italia si applica il contratto nazionale di lavoro per tutti i lavoratori. Questa, che sembra una ovvietà, invece rappresenta in questo momento un risultato fondamentale per la Cgil e per i lavoratori, dato che la storia recente di questi ultimi anni aveva messo in discussione alle fondamenta questo principio.
In questa ipotesi d'accordo, con il riconoscimento della Confindustria, si ristabilisce quella che in gergo viene chiamata la "gerarchia delle fonti" e cioè che il contratto nazionale determina ciò che può succedere negli altri livelli di contrattazione.

Secondo: la rappresentanza sindacale sarà certifica e quantificata. Nell'ipotesi si stabilisce che le organizzazioni sindacali dovranno certificare tramite l'Inps la dimensione dei loro iscritti e, ponderando questo dato con i risultati delle elezioni della RSU in azienda, che verranno comunicati al cnel, si stabilirà il peso specifico di ogni organizzazione nel settore di appartenenza. Anche questo risultato fa parte delle nostre rivendicazioni di questi ultimi anni. Abbiamo sempre denunciato infatti la possibilità per pochi di decidere per tutti.

Terzo: i lavoratori saranno protagonisti attivi degli accordi e dei contratti. Questo è certamente il punto più delicato e controverso della storia recente delle relazioni industriali e della visione strategica tra noi e Cisl e Uil.

Alla Cgil non andava bene l'idea che si faccessero accordi senza una reale partecipazione dei lavoratori sia nella fase di costruzione delle cosidette piattaforme, sia nella fase del giudizio finale sull'esito dei negoziati.
Aver introdotto nel testo, con Confidustria, che gli accordi sono esigibili quando approvati con referendum, se in presenza delle RSA, o dalla maggioranza delle RSU (la differenza è che le RSA sono nominate dalle confederezioni sindacali, mentre le RSU sono elette da tutti i lavoratori), rappresenta senza dubbio un primo passo verso una piena e reale Democrazia all'interno dei luoghi di lavoro.

Il prossimo 5 luglio il Comitato Direttivo Nazionale discuterà dell'ipotesi di accordo e successivamente chiederemo ai lavoratori di esprimersi. Lo abbiamo annunciato anche a Cisl e Uil.

Chiaramente, sarà un impegno straordinario anche nella nostra provincia. Un impegno che si aggiunge a quello che metteremo per contrastare e modificare la Manovra economica e finanaziaria che il governo si appresta a varare.

I primi annunci del ministro dell'economia sono il preludio a nuovi tagli verso la sanità, le pensioni e i salari.
Noi, la Cgil, continueremo nella nostra azione di lotta verso queste politiche, confermando quello che è emerso anche recentemente con lo sciopero del 6 maggio e che da sempre ci contraddistingue e cioè il merito. Se ci sono le condizioni facciamo gli accordi, se le condizioni non ci sono, mettiamo in campo le azioni di contrasto.
 

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