PERUGIA - “Nel giorno dell’incendio alla Biondi Recuperi di Balanzano la concentrazione di diossina è risultata molto alta, per poi subito tornare ai livelli ubiquitari, cioè normali, con la buona qualità dell’aria che contraddistingue l’area di Ponte San Giovanni (link dati Arpa: https://goo.gl/YxiwSe (link is external) ), grazie anche agli agenti atmosferici, pioggia e vento, che si sono verificati il giorno dell’incendio. In ogni caso non si tratta dello stesso tipo di diossine che furono rilevate a Seveso, che pure sono state citate in alcune trasmissioni televisive realizzate subito dopo l’evento. Mercoledì prossimo conosceremo i risultati su uova e latte prelevati in zona mentre serve qualche altro giorno di tempo per conoscere la ricaduta sul suolo. Saranno fatti altri monitoraggi ma nulla induce a pensare che si sia di fronte a un disastro ambientale come conseguenza dell’incendio”: sono alcune delle considerazioni emerse dal confronto, in Seconda commissione, con i tecnici dell’Agenzia regionale di protezione ambientale e della Asl, con i vigili del fuoco che sono intervenuti e con i rappresentanti del Comune di Perugia.

La presidente della Seconda commissione, Carla Casciari, ha espresso “apprezzamento per il lavoro interistituzionale svolto al fine di arginare l'emergenza: si è lavorato nell'incertezza sul tipo di materiale andato a fuoco ma con il principio della massima precauzione. Le attività, dal punto di vista dei rischi ambientali, sono attenzionate da Arpa in modo annuale o triennale, come richiede il piano regionale di contratto, ma è costante l'intervento ogni volta che la polizia giudiziaria lo richieda. Sarà estremamente utile la raccolta dei ‘Piani di emergenza esterna’, catalogati dalle Prefetture in virtù del ‘Decreto Sicurezza’, ma sarà altrettanto urgente attivare delle interforze che prevedano visite ispettive di prevenzione, oltre quelle imposte dall'autorizzazione, per evitare di rincorrere l'emergenza”. 

Sulla prevenzione ha insistito il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Michele Zappia: “Serve un lavoro congiunto di tutte le istituzioni, occorre sedersi intorno ad un tavolo, per capire il modo migliore in cui fare prevenzione e controlli, così da preservare il territorio. Nel decreto sicurezza, tradotto in legge il 4 dicembre 2018, c’è una parte che riguarda le attività che gestiscono rifiuti e pone a carico dei gestori l’obbligo di predisporre un piano di emergenza interno e di fornire alla Prefettura elementi per redigere un piano emergenza esterno. Il 6 marzo c’è stata una riunione in Prefettura per fare il punto della situazione su questi obblighi: su circa 300 attività censite nella regione, solo 150 hanno dato risposte”. 

 

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