Altro che i tagli alla scuola e ai servizi sociali. Per sostenere lo sviluppo e la crescita economica di un paese servono nidi e asili di qualità, perché producono effetti più consistenti rispetto a una ricetta che va tanto di moda come la detassazione del lavoro.

A sostenere questa tesi non è un centro studi di sinistra o qualche studioso di sistemi pedagocici, ma un contributo pubblicato da "Kwowledge Bocconi", il quotidiano on line dell'ateneo milanese, uno dei centri del pensiero economico liberale del nostro paese. A firma di Alessandra Casarico, Luca Micheletto e Alessandro Sommacal, è stata pubblicata nei giorni scorsi un'analisi che sin dal titolo spiega tutto: "Tagliare le tasse sul lavoro non serve se non ci sono buoni nidi".

In sostanza, cosa si dice? Innanzitutto che per sviluppare l'intelligenza dei bambini che diventeranno bravi studenti, e che quindi saranno in grado di dare un contributo, è meglio aiutare le madri ad avere servizi di qualità piuttosto che invogliare le donne a lavorare di più. Scrivono i tre docenti nel loro documento: "Si pensa generalmente che una riduzione della tassazione, rinforzando gli incentivi a lavorare, promuova lo sviluppo. Tuttavia, se imposte più basse implicano un aumento dell'offerta di lavoro, comporteranno anche sostituzione del tempo dei genitori, che si riduce con altre forme di cura del bambino. Tale sostituzione avrà a sua volta effetti sulla qualità dell'ambiente dei bambini,
che è una determinante del processo di formazione del capitale umano".

In altre parole, secondo gli ultimi contributi della letteratura economica debitamente citati dai tre bocconiani, viene sempre più indicata come fondamentale "l'importanza del tempo passato con i genitori, in particolare con la madre, rispetto ad altre tipologie di assistenza all'infanzia nel determinare le abilità del bambino".

Unica alternativa valida, quindi, è quella di sostituire il tempo che la madre dedicherebbe ai figli - e che le viene sottratto dal lavoro - con servizi di qualità. Che, tra l'altro, sono anche un sistema democratico: nidi e asili, infatti, possono avere effetti ancor più positivi nel caso in cui sostituiscano madri scarsamente istruite.

Ma in termini economici, quanto può influire l'avere o meno servizi di qualità dedicati all'infanzia? Innanzitutto, più la qualità è scarsa più perderanno efficacia interventi quali la detassazione del lavoro per favorire la crescita. Inoltre, sempre se la qualità è scarsa, si favoriscono le diseguaglianze sociali, impedendo a bambini di talento di sviluppare le proprie capacità, mentre è ormai assodato che la mobilità sociale è motore di crescita economica di un paese.

I tre economisti sono andati anche oltre e nelle conclusioni hanno tradotto in numeri la loro tesi: "Secondo le nostre simulazioni, un governo che trascuri questo aspetto nel decidere la propria politica fiscale determinerà una perdita di benessere compresa tra lo 0,2 e il 5,7% del consumo aggregato. Una perdita - concludono - che sarebbe meglio evitare".

Del resto, la questione fa parte degli obiettivi dell'Unione Europea che ha fissato per i paesi membri l'obiettivo di garantire un posto nei servizi per l'infanzia ad almeno il 33 per cento dei bambini tra 0 e 2 anni. La maggioranza dei paesi, però, Italia compresa, è ancora molto lontana da questo obbiettivo.

Fonte Repubblica - Da cntrolacrisi.org

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