Evitare che il Pnrr, da grande occasione per l'Umbria, si trasformi in una grande occasione persa. È questo il messaggio lanciato oggi dalla Fillea Cgil dell’Umbria, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori delle costruzioni, che, insieme all’associazione Nuove Rigenerazioni Umbria, ha organizzato un seminario di confronto e approfondimento sul piano di ripresa e resilienza. “Al di là dei proclami sulle cifre che spetteranno alla nostra regione - ha spiegato Elisabetta Masciarri, segretaria generale della Fillea Cgil Umbria - quello che è mancato e continua a mancare clamorosamente è un percorso di reale partecipazione delle scelte e una seria valutazione delle ricadute degli interventi che si prevedono, anche alla luce delle ultime rimodulazioni. Come Fillea Cgil, categoria particolarmente interessata dalle possibile ricadute del Piano, riteniamo che sia allora necessario un nuovo patto tra istituzioni e parti sociali, perché il mondo del lavoro non può essere relegato al ruolo di mero osservatore in un passaggio così fondamentale”. 
Come sottolineato nel corso del dibattito da Lucio Caporizzi, già direttore della Regione Umbria ed esperto di programmazione europea, “non basta, infatti, ottenere i soldi, ma è importante capire soprattutto cosa quei soldi potranno attivare sul territorio”. Caporizzi ha ricordato come nella relazione sulla attuazione del Programma di Governo della Regione, relativa all’anno 2022 e aggiornata alla primavera del 2023, si desse atto che in Umbria gli interventi PNRR ammontavano complessivamente, a quella data, a 2,609 miliardi di euro distribuiti tra le 6 missioni. "Ma una quota rilevante di questi - ha sottolineato Caporizzi - pari a circa 1.276 milioni di euro (Italia 5G, potenziamento linee ferroviarie, stazioni ferroviarie), non è completamente destinata alla nostra regione, ma va ripartita tra le regioni contermini interessate, secondo criteri ad oggi non completamente definiti, per cui il totale della spesa ricadente effettivamente nel territorio regionale è senz’altro minore di 2,609 miliardi. Inoltre - ha aggiunto - il valore per un territorio di un intervento, per esempio, di un potenziamento ferroviario, non risiede tanto nell’entità dei lavori che su quel territorio vengono materialmente realizzati (lavori che, probabilmente, vengono svolti da imprese appartenenti ad altre regioni), ma nella riduzione dei tempi di percorrenza e nel miglioramento dei collegamenti che ne derivano".
A seguire, gli interventi di Emanuele Felice, ordinario di Politica Economica presso l'Università IULM di Milano, di Giovanni Carapella, membro del comitato scientifico di Nuove Ri-Generazioni, di Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria, e di Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia. “La gestione del Pnrr da parte di questo governo, ma anche dei precedenti - ha detto il segretario della Camera del Lavoro - è emblematica di un modo sbagliato e pericoloso di intendere la politica, che fa a meno dei corpi intermedi e passa sopra le teste delle persone. Questa è una delle ragioni fondamentali della nostra mobilitazione, che ci porterà sabato 7 ottobre ad essere in piazza a Roma, con centinaia di associazioni, per chiedere il rispetto e l’attuazione della nostra Costituzione. Il Pnrr può essere una grande occasione per l’Umbria e per l’Italia, ma solo se lo si usa per costruire un modello economico che fa ripartire il Paese su basi diverse”. 
 

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