“Un piano rifiuti senz’anima, se non quella di delegare ai sindaci una decisione come quella della localizzazione del termovalorizzatore, approvato in una seduta surreale dove i di solito loquaci consiglieri di maggioranza, non tutti presenti, non hanno proferito parola, probabilmente in imbarazzo per un provvedimento divisivo e che è di certo destinato a caratterizzare in negativo la storia della nostra regione”. Così il gruppo consiliare del Partito democratico, commentando “l’approvazione, da parte della maggioranza, del Piano regionale dei rifiuti, che per l’Umbria appare fuori luogo e fuori contesto. Ciò che va bene a Roma non può andare bene infatti in una regione che vuole fare della sostenibilità e dell’innovazione le chiavi di sviluppo futuro, stando alle dichiarazioni del presidente di Confindustria in occasione della annuale assemblea. Occorre ribadire che l’Umbria non parte dall’anno zero su questo tema e spacciare per un piano rivoluzionario che supera l’anno zero è falso. La Regione, nelle precedenti gestioni, ha portato la raccolta differenziata al 68 per cento di media, con punte del 78 per cento. Sottolineatura doverosa a riguardo: i comuni più scarsi su questo fronte sono e sono stati quasi tutti gestiti dal centrodestra e tra questi spiccano in negativo Scheggino e Montefalco, che hanno avuto come sindaci la Presidente e l’assessora Agabiti. L’Umbria era già dotata di una autorità unica e il Piano regionale rifiuti del 2009, in vigore fino ad oggi, era più preciso e con più coraggio nelle scelte, purtroppo rimaste inattuate. Oggi invece il provvedimento non ha aperto alcun ragionamento con le altre regioni confinanti. Si sceglie il termovalorizzatore, con soluzioni ponte che lasciano aperti dubbi e interrogativi giganteschi: nessuno infatti è d’accordo sulla proroga delle discariche, ma in questo modo si andrà avanti fino al 2027 con un ampliamento. Tra le soluzioni degli esperti è stata scelta la soluzione meno concreta e sostenibile. Non ci sono politiche industriali volte al riciclo dei materiali, non è prevista una soluzione per la gestione della fase di transizione, da oggi alla costruzione dell’inceneritore. Una gestione del periodo intermedio che si prospetta caotica. Per esempio la concessione, specie nell’ambito 2, scade a fine 2024. Poi cosa succederà? Finché non si verifica questo, non si potrà neanche procedere alla scelta del sito per il termovalorizzatore. Serve quindi una proroga dei contratti gestori fino al 31/12/2027 e sempre Auri dovrà far partire i bandi di gara”. 

Fonte: acs

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