PERUGIA - Sono quasi 7mila le donne che, dal 1989 ad oggi, si sono rivolte al 'Telefono Donna' del Centro pari opportunita' della Regione Umbria, nell'89 per cento dei casi per violenza in ambito familiare. Lo ha detto la presidente del Centro pari opportunita' ('Cpo'), Daniela Albanesi, aprendo i lavori della sessione conclusiva del convegno su 'Violenza vissuta e assistita', promosso dalla Camera minorile e dalla Camera penale di Perugia in collaborazione con il 'Cpo'.

"Ogni anno - ha aggiunto - il loro numero va crescendo: si e' passati dalle 318 del 2008 a 413 nel 2009 e alle 433 del 2010. Da gennaio al 12 maggio di quest'anno sono gia' 234 le donne che hanno trovato il coraggio di denunciare le violenze subite e si avvalgono del nostro aiuto e della nostra assistenza" che opera a livello regionale attraverso le due sedi di Perugia e Terni e la linea verde 800861126, collegata al numero nazionale 1522. "La sfida che ci poniamo - ha spiegato Albanesi - e' quella di costruire un sistema di servizi che, nella differenziazione delle competenze, assuma la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne come obiettivo prioritario e come azione strutturata, utilizzando protocolli di lavoro condivisi".

Anche in Umbria, dunque, in linea con i dati nazionali ed europei, il problema della violenza nei confronti delle donne rappresenta un fenomeno di "vaste dimensioni e che va progressivamente emergendo". Nel corso del convegno, e' stata proiettata anche la videotestimonianza di una giovane che si e' rivolta al 'Telefono Donna' e ha voluto raccontare la sua esperienza.

"L'attenzione nei confronti della violenza contro le donne e delle problematiche che ne derivano - ha aggiunto la presidente del Cpo - si e' notevolmente rafforzata in questi ultimi anni, ma permane una sostanziale debolezza delle risposte che vanno costruite per un'efficace attivita' di prevenzione e contrasto del fenomeno". In Umbria non si parte da zero. Il Centro pari opportunita' opera ormai da tempo nella direzione di costruire una rete regionale antiviolenza.

"Attraverso il 'Telefono Donna' - ha ricordato Albanesi - abbiamo lavorato negli anni per costruire presidi e servizi dedicati e qualificati nella gestione dei percorsi personalizzati di uscita dalla violenza e per ampliare la rete delle collaborazioni e delle interazioni operative tra servizi e istituzioni".

''Come Centro pari opportunita' - ha ricordato - abbiamo contribuito, con convinzione e soddisfazione, a organizzare questa importante iniziativa che mette a confronto e in relazione percorsi di lavoro e professionalita' che agiscono e interagiscono per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e i minori, soprattutto in ambito familiare''.

Illustrando l'esperienza piu' che ventennale del ''Telefono donna'' del Cpo, ''l'unico servizio pubblico specializzato nella nostra regione ad affrontare quotidianamente il fenomeno della violenza e dei maltrattamenti contro le donne e i loro figli minori che vi assistono'', la Albanesi ha evidenziato che ''L'attenzione nei confronti della violenza contro le donne e delle problematiche che ne derivano si e' notevolmente rafforzata in questi ultimi anni, ma permane una sostanziale debolezza delle risposte che vanno costruite per un'efficace attivita' di prevenzione e contrasto del fenomeno.

Contrastare la violenza - ha ribadito - ci impegna ad operare nell'ottica di un sistema integrato di servizi che garantiscano accoglienza, sostegno e prestazioni qualificate alle donne e loro figli minori, rendendo operativi protocolli di intervento che valorizzano competenze e professionalita', a partire dalle risorse esistenti e dalle esperienze che si sono affermate negli anni come punti di riferimento e luoghi al servizio delle donne''. In Umbria - e' stato sottolineato - non si parte da zero.

''Il Centro pari opportunita' - ha rilevato ancora la Albanesi - opera ormai da tempo nella direzione di costruire una rete regionale antiviolenza. Attraverso il Telefono donna abbiamo lavorato negli anni per costruire presidi e servizi dedicati e qualificati nella gestione dei percorsi personalizzati di uscita dalla violenza e per ampliare la rete delle collaborazioni e delle interazioni operative tra servizi e Istituzioni''. Sono stati sottoscritti numerosi protocolli d'intesa per la prevenzione e il contrasto del fenomeno, l'accoglienza delle donne maltrattate e l'eventuale successivo inserimento in strutture protette per allontanare loro e i figli minori dalle situazioni di violenza e pericolo, per facilitarne l'inserimento sociale e lavorativo.

''Abbiamo pure operato - ha sottolineato - per affermare l'esigenza anche tra l'opinione pubblica che la battaglia contro la violenza sulle donne e' una scelta di civilta' a cui nessuno puo' sottrarsi e una sfida da vincere insieme''. ''Se molto in questi anni e' stato fatto - ha affermato ancora la presidente del Cpo -, il presente ci chiede di attestarci su una frontiera ancora piu' avanzata. E' di fondamentale importanza che insieme al lavoro di servizi specializzati, come il Telefono donna, agiscano, con personale dedicato e tramite protocolli condivisi, anche gli altri presi'di e servizi che a vario titolo vengono in contatto con le problematiche connesse alla violenza contro le donne e loro figli minori. Altrimenti - ha concluso - si rischia che, proprio all'interno della rete dei servizi, si creino ostacoli al riconoscimento della violenza e alla realizzazione dei percorsi per uscirne, tutelando e proteggendo in primo luogo le vittime. Ed e' a questo progetto che stiamo lavorando come Centro''.
 

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