ORVIETO - Danilo Rea rilegge Fabrizio De Andre', ed e' un omaggio a tutto tondo alla musica italiana, tra jazz e canzone, quello che va in scena ad Umbria Jazz Winter. Tre recital di solo piano, il primo questo pomeriggio, gia' tutti esauriti in prevendita, per celebrare l'arte del piu' amato e rimpianto dei nostri songwriter. Rea, che ha dimestichezza con la musica popolare ed e' jazzman capace di grande senso melodico, era una sorta di predestinato. Dei temi di Faber ha recentemente inciso un intero disco (per l'etichetta tedesca Act) ma anche in precedenza, con il trio Doctor 3, aveva rivisitato alcuni classici del cantautore genovese. Di questi piccoli, preziosi bozzetti Danilo Rea offre una re-visione matura e rispettosa, senza mai perdere il filo della composizione ma concedendosi assoluta liberta' nello sviluppo dell'improvvisazione. Il songbook di Fabrizio, quello piu' amato dal pubblico (La canzone di Marinella, Il pescatore, Bocca di Rosa, Carlo Martello, Via del Campo, La canzone dell' amore perduto) c'e' tutto o quasi, riciclato in lunghe suite in cui trovano posto anche citazioni da opere liriche o standards come Besame mucho. Il tutto con la naturalezza estrema che fa sembrare facili cose e soluzioni che non lo sono. Rea conduce gli spettatori attraverso complesse costruzioni armoniche ma regala loro esattamente quello che si aspettano, ovvero la ripresa dei temi tanto popolari accentuandone la cantabilita'. Nella lucente musicalita' del gran coda, le canzoni assumono significati e suggestioni sorprendenti, e Fabrizio De Andre', che da giovanissimo, assieme ai suoi amici e colleghi come Luigi Tenco amava e suonava il jazz, ne sarebbe soddisfatto. Era un progetto atteso, questo di Rea-De Andre', e funziona benissimo.
 

Condividi