PERUGIA - E' nel "perpetrarsi nel tempo di comportamenti aggressivi e violenti nei confronti della moglie, ben mascherati in pubblico" e nella "fredda attivita' di simulazione posta in essere dopo l'omicidio" che i giudici di secondo grado hanno trovato i motivi per confermare la condanna all'ergastolo per Roberto Spaccino, accusato di aver ucciso la moglie incinta all'ottavo mese di gravidanza, Barbara Cicioni. E inoltre nella "parziale confessione solo di cio' che non poteva negare" e nell'"inaudita gravita' dei delitti commessi nei confronti di una donna oberata da una gravidanza difficile, da tutti definita buona e generosa e che nonostante tutto l'amava, tanto da sopportare le peggiori angherie e umiliazioni": i giudici della corte d'Assise d'appello di Perugia hanno depositato le motivazioni con cui hanno confermato il giudizio di primo grado per l'ex camionista di Marsciano. "La Corte -si legge- ritiene che l'impianto motivazionale della sentenza di primo grado esca sostanzialmente immune dalle molteplici critiche rivoltegli dalla difesa". E' "apprezzabile ma non condivisibile", per i giudici, il tentativo della difesa di indirizzare la colpa verso altri che non fossero il marito, ad esempio sconosciuti penetrati nella villetta di Compignano il 24 maggio 2007. "Non rientra nell'ambito delle probabilita' -scrivono- che dei ladri, introdottisi furtivamente nell'abitazione allo scopo di impossessarsi di denaro, avessero potuto uccidere una donna indifesa, impacciata nei movimenti per l'avanzata gravidanza con modalita' cosi' cruente e spietate". Altro particolare evidenziato e' l'uscita di Spaccino quella sera per andare alla lavanderia di Marsciano, interpretato dai giudici come un tentativo di costruirsi un alibi. Un modo, scrivono nelle motivazioni, "per sottrarsi con un congruo lasso temporale, alla scena del crimine e precostituire l'intervento di ignoti ladri ai quali attribuire l'evento criminoso".
 

Condividi