La Fiat cancella la democrazia rappresentativa dalle fabbriche e, con un vero e proprio golpe, finalizzato a mettere tutti di fronte al fatto compiuto, dopo aver annunciato l’uscita da confindustria, denuncia tutti gli accordi realizzati nel corso dei decenni nelle decine e decine di stabilimenti del gruppo Fiat. Le conseguenze saranno pesanti sia sul versante della democrazia che sotto l’aspetto economico e normativo.
Storici stabilimenti che hanno fatto la storia delle lotte operaie nel nostro paese vengono di fatto trasformati in fabbriche caserma, in cui i lavoratori, in assenza di una forte ed incisiva opposizione, saranno impotenti di fronte all’azienda, privati anche della possibilità di eleggere i propri rappresentanti sindacali, sostituiti da odiose rappresentanze aziendali, nominate dai sindacati servi della Fiat.

Già in queste ore si stanno organizzando scioperi e iniziative di protesta e bloccando gli straordinari, come la giornata di lavoro straordinario comandato, prevista per sabato 26 alla Sevel di Val di Sangro. Marchionne ha deciso di mettere alla prova il tessuto democratico del nostro paese e di verificare se può ancora contare su un governo complice, come lo è stato quello Berlusconi e dell’ex ministro Sacconi. Il governo Monti , a cui chiediamo di intervenire per far tornare la Fiat sui suoi passi, sarà giudicato dai lavoratori anche sulla base di come si comporterà in questa vertenza.

Paolo Sabatini, Responsabile Settore Industria dell'USB
 

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