Non abbiamo il piacere di conoscere il Consigliere Regionale Lignani Marchesani, né – siamo certi – egli conosce la Comunità di Città della Pieve. Siamo dunque profondamente indignati per la mancanza di scrupoli con cui formula giudizi tanto netti, quanto errati, su una realtà di cui non ha alcuna cognizione.

Contrariamente a quanto afferma il Consigliere, la Cooperativa “Il Cammino” ha finora usufruito di affidamenti della struttura perfettamente giustificati dalla Legge 328, la quale accredita stabilmente gli enti gestori proprio per conferire continuità ai servizi, impedendo che essi siano rimessi a bando ad ogni cambio di Giunta secondo logiche esclusivamente politiche e clientelari (cosa che invece è accaduta).

In questi 25 anni abbiamo collaborato con tutte le Amministrazioni Comunali romane impiegando operatori di ogni fede politica, assunti esclusivamente in base ai titoli ed all’esperienza curricolare. Abbiamo sempre avuto l’impressione di lavorare in una comunità per tossicodipendenti, mentre ora apprendiamo dal dottor Lignani - il quale non ci conosce - che abbiamo passato il tempo barricati in un ‘fortino ideologico’. Ci siamo anche convinti di aver lavorato con serietà e professionalità, ma forse ci siamo lasciati troppo influenzare dall’opinione di migliaia di persone che, invece, ci conoscono.

Così come richiesto dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, la Coop. “Il Cammino” ha sempre rendicontato le sue spese con trasparenza assoluta e precisione al centesimo (e non è un modo di dire). Anziché diffondere basse insinuazioni, il dott. Lignani risulterebbe più credibile se si assumesse l’onere di dimostrare ciò che va affermando.

Grazie al Consigliere Lignani scopriamo, per la prima volta nella nostra storia, la natura fallimentare della nostra gestione. Egli estrapola i risultati di cui parla da una delle nostre indagini più datate (anni 90 dello scorso secolo), e li mette in cattiva luce giocando sul discrimine tra uso e abuso di sostanze, discrimine previsto dallo strumento utilizzato per la ricerca secondo criteri fissati dalla comunità scientifica (bere un bicchiere di vino al giorno non è la stessa cosa che farsi di eroina). Trascura invece volutamente i nostri studi più recenti (2009) - oggetto di pubblicazioni in Italia e all’estero - i quali parlano del 47,6% di soggetti che hanno smesso di usare sostanze su un campione costituito dall’intera popolazione accolta in un dato periodo di riferimento. Percentuale di successo che sale all’80% se ad essere considerate sono solo le persone che hanno portato a termine il programma. Forse il Consigliere non lo sa, forse non conosce la materia, ma se consultasse la letteratura scientifica si accorgerebbe che questi sono risultati di tutto rispetto, così come encomiabile è l’attitudine, rara in questo settore, ad interrogarsi sull’efficacia del proprio operato.

Infine, nel caso in cui non fosse troppo impegnato a gettare discredito sul nostro lavoro, il Consigliere Lignani gradirà essere invitato alla Festa delle Chiavi, che si terrà il 28 aprile in comunità. Quel giorno premieremo 35 ex-utenti che hanno superato la dipendenza da sostanze stupefacenti. Avrà così modo di verificare l’infondatezza delle sue accuse, di comprendere lo smarrimento degli utenti a cui viene negata la continuità della cura, e le legittime ansie di operatori sul punto di perdere il lavoro non per loro demerito, ma per essere rimasti vittime dei giochi di potere dei suoi amici romani. Soprattutto capirà cosa significa mettere il recupero dei soggetti svantaggiati prima degli interessi politici.

 

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