di Cronache Ribelli

Fino al 1982 in Italia le persone trans erano arrestate e condannate solo perché tali. Nelle giornata contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia ricordiamo che la battaglia contro la discriminazione non è ancora vinta.

All’interno del vasto mondo dei discriminati le persone trans hanno pagato e pagano ancora un prezzo particolarmente alto. Per questo nella giornata di lotta mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, vogliamo raccontare una storia di ordinario pregiudizio, violenza e oppressione.
Siamo a Roma, nel 1981, Porpora è una giovane trans che frequenta l’università. All’uscita della lezione l’attende l’amica René, insieme si dirigono verso la fermata dell’autobus attraversando piazza dei Cinquecento. Chiacchierano e camminano, come due ragazze giovani alle 19 di sera, finché un poliziotto della buoncostume le ferma, chiede loro i documenti e poi le porta al distretto in piazza dell’Esquilino. Porpora non capisce cosa ha fatto di male. Ma il problema non è quello che ha fatto, il problema è quello che lei è. Per la legge italiana quelli che allora venivano chiamati “travestiti” potevano essere puniti in nome dell’articolo 85 del Codice Civile riguardante il mascheramento e le condanne infamanti, o in nome dell'articolo 1 della Legge 27 dicembre 1956, n. 1423 "Misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità". La conseguenze potevano andare dal ritiro della patente e del passaporto o altri documenti, alla sorveglianza speciale e addirittura al confino.
Porpora fu schedata alla centrale di viale Genova e poi portata nel reparto d’isolamento del carcere di Regina Coeli dove c’erano alcune celle adibite alle persone trans. Dentro “una branda di ferro murata alle pareti sudice (...), un secchio o un paiolo puzzolente per fare i bisogni o vomitare…”. Lì Porpora restò per tre giorni e per tre notti; poi, insieme a René, venne condannata per direttissima a due mesi di carcere per atti osceni in luogo pubblico. L’atto osceno era semplicemente quello di esistere e di non volersi nascondere.
Dal 1982 mediante l’introduzione della Legge 14 aprile 1982, n. 164, si riconobbe alle persona trans il diritto di ottenere la modifica del sesso attribuito alla nascita e riportato nei registri anagrafici; ma solamente nel 2015, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la non indispensabilità del trattamento chirurgico di demolizione degli organi sessuali ai fini della pronuncia di rettificazione di attribuzione di sesso.
Oltre gli aspetti legislativi resta evidente come la battaglia per superare stereotipi e pregiudizi che circondano le persone trans sia ancora da combattere. Come sempre ci teniamo a dire; nessuno è libero se non sono tutti liberi. 

Fonte: Facebook

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