Il capogruppo di Rifondazione comunista (Federazione della sinistra) Damiano Stufara ha preresentato una interrogazione a risposta immediata (question time) sulle azioni da intraprendere in difesa del Polo chimico di Terni e Narni. Per Stufara è necessario impedire lo smantellamento delle unità produttive dello stabilimento Basell. (Acs) Perugia, 19 gennaio 2011 – La Giunta regionale chiarisca “le modalità con cui intende operare per ripristinare, nella trattativa con Basell, il primato dell'interesse pubblico rispetto alla libera iniziativa privata nelle forme sancite dalla Carta Costituzionale, nonché per garantire alle maestranze impiegate nella totalità del polo chimico ternano la legittima continuità del reddito”. Lo chiede, con una interrogazione a risposta immediata, il capogruppo del Prc-Fds a Palazzo Cesaroni, Damiano Stufara, evidenziando la necessità di sapere quali “azioni la Giunta sta assumendo per stimolare il Governo nazionale nel perseguire l'obiettivo di scongiurare il depauperamento dell'industria chimica italiana e per rilanciare il Polo Chimico di Terni e Narni”. Il consigliere regionale del Prc ricorda che “nel febbraio 2010 la dirigenza di Basell ha annunciato la decisione di chiudere lo stabilimento sito nel Polo Chimico di Terni, determinando in breve tempo pesanti ricadute sulle altre aziende del polo che dipendevano per gli approvvigionamenti di polipropilene dall'impianto di Basell, come dimostra la vicenda della Meraklon. Nel luglio successivo – continua Stufara - è stato sottoscritto presso la Regione l'accordo per la cassa integrazione straordinaria di un anno a zero ore per 94 lavoratori della Basell determinato appunto dalla cessazione delle attività da parte dell'azienda, nonostante i risultati positivi conseguiti anche nell'anno precedente, come dimostra la cifra dell'utile netto dell'impianto temano nel 2009, pari ad oltre 9 milioni di euro”. Damiano Stufara evidenzia che “nonostante il sostegno delle istituzioni locali e della Regione, che ha portato al succedersi di numerosi incontri presso il ministero delle Attività produttive, la cordata interessata a rilevare lo stabilimento di Basell, composta da Novamont e Banca Intesa, ha incontrato finora una grave e reiterata indisponibilità da parte della dirigenza aziendale di Basell alla vendita dell'impianto. Nel frattempo la dirigenza di Basell ha proceduto ad avanzare proposte di trasferimento ai lavoratori dei propri stabilimenti in Italia, in un progetto di riallocazione del capitale umano che prevederebbe sia la dislocazione di parte delle maestranze all'estero che il riassorbimento nell'impianto di Ferrara di un numero imprecisato di lavoratori cassintegrati di Terni” “Il comportamento dell'azienda – per Stufara - pone con forza all'ordine del giorno del dibattito politico il tema del contrasto ai processi di delocalizzazione, rispetto ai quali nel corso di questi anni non sono stati prodotti, da parte dei governi nazionali e locali, interventi in grado di garantire pienamente il primato dell'interesse pubblico rispetto a quello privato, primato che solo può assicurare alle istituzioni democratiche il
necessario potere di contrattazione rispetto alle grandi aziende internazionali. Inoltre la prosecuzione degli accordi relativi alla cassa integrazione guadagni sarebbe “messa a rischio sia dall'incertezza riguardante le intenzioni del governo, che ha finora finanziato la cassa integrazione guadagni con risorse ingenti che le Regioni hanno stanziato attraverso l'utilizzo del Fondo sociale europeo (Fse), sia dal proposito espresso dalla maggioranza delle Regioni, condiviso anche dalla Giunta della Regione Umbria, di non prolungare i termini degli accordi di cassa integrazione sottoscritti dalle Regioni nel 2010, escludendo virtualmente ulteriori azioni tese a garantire la continuità del reddito dei lavoratori interessati ed a sopperire alla condotta subalterna del Governo nazionale nei confronti della dirigenza aziendale di Basell” L'esponente del Prc sottolinea infine che “il Polo Chimico di Terni è riconosciuto nel Documento annuale di programmazione (Dap) come una delle infrastrutture strategiche tanto per la strutturazione di politiche industriali ad alto contenuto d'innovazione quanto per la ormai urgente trasformazione ecosostenibile dei modelli produttivi vigenti, due tematiche strettamente intrecciate e costituenti il nucleo fondante di quanto si
intende per green economy”.
 

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