GUALDO TADINO - Torna prepotentemente e drammaticamente di attualità una delle ultime pubblicazioni edite dal Centro Studi del Museo dell’Emigrazione Pietro Conti, “Gli italiani di Tunisia”, di Marinette Pendola, per i tipi dell’Editoriale Umbra.

“Mentre continua l’emergenza sbarchi nel sud del nostro Paese - spiega Catia Monacelli, Direttore del Museo - si torna a riflettere sulla storia dei tanti italiani emigrati in Tunisia.”

“Una presenza, quella italiana - racconta la studiosa italo-tunisina Marinette Pendola - databile alla fine del XVI secolo, costituita da ebrei sefarditi provenienti da Livorno. Nei secoli successivi la presenza degli italiani è via via cresciuta fino a diventare fra Ottocento e Novecento la più importante comunità straniera dal punto di vista numerico. Gli italiani emigrati alla ricerca di un lavoro furono capaci di dotarsi di strutture sociali di notevole importanza come scuole, ospedali, giornali, in lingua italiana, senza alcun aiuto dalla madrepatria. Ma fu anche elaborata, nel corso degli anni, una cultura che seppe accogliere e far proprie le istanze provenienti da altre culture presenti sul territorio, i cui esempi più immediati si colgono nella lingua e nell’alimentazione.”

La comunità italiana contribuì a modernizzare l’apparato produttivo ed economico del Paese d’accoglienza; ne modificò il paesaggio acquisendo campi all’agricoltura e fondando piccole aziende che diedero un notevole impulso al settore, con nuovi prodotti come quelli vinicoli. Costruì di fatto tutte le infrastrutture di cui il paese aveva bisogno.

Attraverso la diffusione di un numero notevole di periodici, prima da parte degli esuli risorgimentali e poi di quelli antifascisti, introdusse anche nuovi ideali sociali e politici. Il volume, oltre a ricostruire le vicende storiche della presenza italiana, analizza gli aspetti culturali e sociali che hanno caratterizzato la comunità italotunisina.

Per richiedere la pubblicazione è possibile scrivere ad info@emigrazione.it, oppure contattare lo 075 9142445.
 

Condividi