PERUGIA - Aumenta la produzione di acqua minerale nelle 17 sorgenti dell'Umbria. E' quanto emerso oggi in Consiglio regionale, che ha discusso e 'preso atto' della Relazione sulla attuazione delle norme per la ricerca, la coltivazione e l'utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali, predisposta dalla Giunta dell'Umbria e presentata in Aula da Vincenzo Riommi (Pd).

Nel 2009 in Umbria si sono prodotti circa 1.250 milioni di litri di acqua minerale, facendo registrare un incremento del 2 per cento, confermando quindi l'andamento di crescita fatto registrare anche negli anni precedenti.

L'Umbria, per quanto riguarda le acque minerali imbottigliate, ha aumentato la produzione dalle 17 fonti esistenti. Sono rimaste invariate per numero (18) le concessioni rilasciate per l'imbottigliamento rispetto agli anni precedenti e 10 gli operatori titolari delle medesime. Complessivamente le concessioni interessano una superficie di 2.413 ettari. La situazione occupazionale registra 384 unita' di lavoratori stabilmente occupati.

Per quanto concerne le 'acque termali', le concessioni e il loro sfruttamento e' rimasto invariato rispetto agli anni precedenti. Della necessita' di "procedere ad un adeguamento dei canoni concessori" ha parlato stamani il consigliere regionale dell'Idv, Paolo Brutti, secondo il quale "sarebbe naturale, seguendo le semplici regole della domanda e dell'offerta, che la regione potesse trarre beneficio da una risorsa esigua e pregiata di cui dispone". "Oggi, invece - ha proseguito - il costo delle concessioni e' molto piu' basso che nelle regioni a noi vicine, nonostante il passaggio dal costo di imbottigliamento a quello basato sul volume di estrazione".

"Al fine di salvaguardare questi territori - ha detto invece il consigliere dell'Udc, Sandra Monacelli - e' necessario usare un minimo di attenzione in piu', assegnando parte dei proventi ai Comuni per fare interventi diretti di manutenzione e di salvaguardia territoriale. Si supererebbero cosi' anche i problemi tra le imprese che prelevano l'acqua minerale, i territori e le popolazioni delle aree dotate di sorgenti".

"La questione della competitivita' delle imprese che commercializzano l'acqua non e' una cosa secondaria - ha concluso il consigliere Gianfranco Chiacchieroni (Pd) -: come ha illustrato Riommi il prelievo e' molto limitato rispetto al prelievo idrico totale dei 4 Ati. Occorrera' allora non solo ragionare su quanto viene estratto ma anche sulla competitivita' delle imprese che operano nel settore, per evitare che queste falliscano, con un danno per tutti".
 

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