“Saremo a Roma, con il popolo degli ‘Indignati’, per manifestare affinché non lo sviluppo economico fine a se stesso, ma la qualità della vita, dell’ambiente e delle relazioni umane ritornino al centro delle agende politiche”. È quanto afferma l’assessore regionale Stefano Vinti, annunciando la sua partecipazione alla manifestazione degli “Indignati d’Italia” in programma a Roma, sabato 15 ottobre, in contemporanea con altre 400 manifestazioni in 45 Paesi del mondo.

“Indignarsi – sostiene – è necessario, ma non sufficiente. Innanzitutto cogliamo la grande novità di questa manifestazione, o meglio, di queste manifestazioni, perché di pluralità in movimento si tratta. Dall’Europa al Nord America, dall’America Latina al Nord Africa, gente comune di diverse lingue, culture, abitudini sta chiedendo un cambiamento. Questo mondo, così com’è, non assicura nessuna sopravvivenza alle prossime generazioni, bisogna quindi ripensare la ‘gestione’ del pianeta e delle sue risorse”.

In tanti Paesi europei, e non solo, si scenderà in piazza, il 15 ottobre, non solo per esprimere indignazione, ma per proporre e condividere altre strade. “L’appello degli Indignati italiani – dice Vinti – sottolinea come ‘le ricette di Governi, Unione Europea, Banca centrale europea e Fondo monetario sono inique e sbagliate, utili a difendere rendite e privilegi e renderci tutti più schiavi. Distruggono il lavoro e i suoi diritti, i sindacati, il contratto nazionale, le pensioni, l’istruzione, la cultura, i beni comuni, il territorio, la società e le comunità, tutti diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Opprimono il presente di una popolazione sempre più impoverita e negano il futuro ai giovani’. Tutto ciò – rileva l’assessore regionale - può essere modificato con una diversa volontà politica e, soprattutto, con il protagonismo di un forte movimento dal basso che tante volte in passato è stato decisivo in grandi fasi di trasformazione. Ne è un esempio la battaglia, vinta, dei referendum”.

“Per uscire dalla crisi – conclude – la ricetta che vogliamo per uscire dalla crisi si basa su poche, chiare questioni: ridistribuzione della ricchezza, riconversione ecologica, giustizia sociale, taglio alle spese militari, libertà di espressione. Solo con queste parole d’ordine si può mettere in campo un necessario processo di innovazione basato sull’eliminazione degli sprechi, sulla garanzia dei beni comuni, sulla partecipazione democratica”.
 

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