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Sembrava fosse stata definitivamente archiviata oggi prima di mezzogiorno. Ma a quanto pare la crisi del Pd è ancora tutta da definire. Nel discorso di questa mattina, Rossi parlava di unione e fraternità del gruppo dirigente, ma la sua candidatura proposta all’ultimo minuto sembra non abbia fatto maggiori proseliti tra coloro che invece auspicavano il ritiro di tutte le candidature o l’apertura di un confronto per valutare nuovi spazi di manovra in favore di una competizione tra più candidati. Anche a fronte della ormai tanto decantata “scadenza dei termini” stabilita dal regolamento congressuale. E seguendo, dunque, le osservazioni sollevate dai parlamentari Agostini e Verini sulla necessità di andare oltre quella che è stata definita “una candidatura nata male”. Quali altri risvolti riserverà la “calda” questione congressuale del Partito democratico? E soprattutto, se Rossi non sarà eletto con il consenso di una larga maggioranza, riuscirà a mantenere compatta una Federazione provinciale definita più volte inadeguata dallo stesso vicesindaco di Spoleto? Non resta che aspettare i pochi giorni che rimangono prima dell’inizio del congresso dei circoli e valutare se Rossi riuscirà a costrure maggiore consenso intorno a sé. Nel caso contrario la crisi del Pd verrebbe trascinata all’interno delle fasi congressuali con il pericolo che l’unico candidato rimasto in corsa riceva un consenso troppo ristretto per mettersi al timone della Federazione. Condividi