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L'Italia e le imprese italiane, con la mediazione del Presidente del Consiglio, fanno buoni affari con la Libia. Aver fatto entrare in Unicredit capitali libici che in Italia, da Palazzo Grazioli in giù tutti rincorrono è costato il posto di lavoro ad un banchiere “di sinistra”, Alessandro Profumo. Quando si tratta di licenziamenti, scatta sempre l'allerta tra noi di sinistra, la preoccupazione per il destino della persona licenziata. Non so se sussista il presupposto della “giusta causa” per il licenziamento del banchiere, ma forse i banchieri non ricadono tra i lavoratori che hanno il “privilegio” delle tutele giuslavoriste. Certo è che la Lega Nord vuol controllare al meglio i flussi del credito che possono essere utili alla prossima, forse imminente, campagna elettorale. Quello su cui però si è concentrata la mia attenzione è il fatto che Profumo percepirà una liquidazione di 40 milioni di euro. Sono uomo di sinistra, così in prima battuta, questa cosa mi ha tranquillizzato: per qualche mese il banchiere non dovrà combattere per mettere insieme il pranzo con la cena. Poi mi sono fermato ed ho creduto di aver capito male..... No! E' proprio così la buonuscita del banchiere saràdi 40 milioni di euro. Per mettere insieme la stessa cifra un lavoratore medio salariato, con un contratto a tempo indeterminato di quelli che non vanno piùdi moda perché non colgono la modernità dovrebbe lavorare 1.500 anni...... Non è scandaloso.......è semplicemente allucinante! La cosa triste è che tutto ciò è maturato in un tempo luongo nel quale la nostra società e, responsabilmente, la sinistra hanno perso parametri di riferimento accettabilmente civili. Un altro modello adottato nella visione veltroniana della modernità il D.G. FIAT Marchionne, quello che chiama “collega” gli operai perché tutti parte importante dell'azienda per cui possiamo far a meno di quella cosa vecchia e scritta che si chiama contratto collettivo di lavoro, percepisce uno stipendio annuo che è 500 volte quello del compagno Cipputi, che però nel frattempo è presentato come protagonista nell'azienda moderna. Non come suo padre, Cipputi senior, che sessanta anni fa lavorava sempre in FIAT sotto il torchio di Vittorio Valletta. Valletta non chiamava gli operai “colleghi” ma percepiva uno stipendio annuo pari soltanto a 40 volte quello dell'operaio-sottoposto cui faceva fatica a riconoscere qualche elementare diritto. D'altronde siamo in un paese con a capo del governo uno degli uomini più ricchi del mondo e che è proprietario di una squadra di calcio di cui basterebbero gli stipendi di otto giocatori per assicurare a migliaia di lavoratori cassintegrati la copertura economica per i prossimi 12 mesi. Nei più bei porti della nostra penisola stazionano circa 200.000 yacht, tra grandi e piccoli, e più della metà degli stessi appartengono a proprietari nullafacenti senza reddito! Ci siamo abituati a tutto in Italia, non riusciamo più ad avere nemmeno un sussulto di fastidio. Almeno in Francia, il Presidente Sarkozy, in caduta di credibilità internazionale (con l'unico sostegno italiano) per le scelte razziste ai danni di persone rom, rilancia la vecchia questione della introduzione di una infinitesimale tassazione sulle transazioni finanziarie mondiali da destinare ad una qualche ridistribuzione dei guadagni ottenuti dalla speculazione globalizzata. Senza voler essere bolscevichi rivoluzionari non è certo fuori dal mondo, e sarebbe comunque appropriato anche moralmente, che si ragionasse sull'ipotesi di un tetto tra chi ha salari minimi o medi e che non ci possa essere chi arriva a 4/500 volte, per fermarsi magari a 10/20 (cosa ancora esagerata, ma viviamo il tempo in cui magari vi fossero delle serie e “moderate” politiche socialdemocratiche). E qui in Umbria, nel nostro piccolo, non siamo in grado di dare risposte alla domanda di occupazione, di salario, di futuro a migliaia di persone espulse dal lavoro! E' un mondo sempre più ingiusto, dove pochi diventano sempre più ricchi, e tanti, sempre di più poveri. Dalla consapevolezza di ciò deve ripartire la proposta culturale e politica per cambiare radicalmente questo tipo di organizzazione sociale, ingiusta, insopportabile e non sostenibile. *Vice Presidente Consiglio regionale dell'Umbria Condividi