La chiama «rivoluzione di ottobre»
anche se la sua smania demolitoria
ricorda più l’epoca degli sventramenti
mussoliniani. Così il sindaco
di Roma Gianni Alemanno rilancia
il suo progetto di demolizione e ricostruzione
di Tor Bella Monaca,
popoloso e degradato quartiere periferico
della capitale. Un progetto
«prioritario e non solo estetico ma
soprattutto funzionale», sostiene il
primo cittadino, tra i vari «interventi
in programma nelle periferie» della
capitale. «Stiamo lavorando - assicura
Alemanno - e lo presenteremo
a fine ottobre, ad un master plan
della zona: vogliamo edificare nelle
zone limitrofe al quartiere per demolire
le Torri e le abitazioni in condizione
di vetustà». Un programma
che, avverte il sindaco, «non sarà calato
dall’alto ma sarà discusso e approfondito
con i residenti, anche
con un referendum». «In molti appartamenti
del quartiere piove -
spiega il sindaco motivando l’idea
dell’intervento - In altri si può vedere
il cielo dal tetto. Una situazione
intollerabile. Chi oggi difende Tor
Bella Monaca sta fuori dalla realtà».
Niente grattacieli, ma l’edilizia popolare
«sarà fatta sul modello Garbatella,
a reti diffuse». Da Cortina, il
sindaco annuncia anche la «pedonalizzazione
completa del centro storico
di Roma entro tre anni» con la
zona del Tridente «che sarà off-limits
per le auto a combustione; in
centro ci si potrà spostare esclusivamente
usando le auto elettriche.
Chiederemo di conseguenza a Letta,
Berlusconi ed agli altri ministri
e parlamentari di rinunciare alle
auto blu».
La proposta del sindaco su Tor Bella
Monaca fa discutere. L’idea piace
a Vittorio Sgarbi, secondo il quale
«Alemanno ha perfettamente ragione,
è la dichiarazione più sensata
che potesse fare. La sua proposta va
sostenuta, anche se rischia di essere
una dichiarazione simbolica senza
alcuna conseguenza pratica. L’ultima
periferia decorosa costruita a Roma
- sostiene il critico d’arte - è stata
l’Eur. Ciò significa - aggiunge - che
l’architettura fascista rappresenta
l’ultimo modello di edilizia civile.
Tutto quello che è venuto dopo è
stato decadimento senza possibilità
di riscatto. Bisogna elaborare un
quartiere che sia come una seconda
Eur». Più articolata la posizione di
dell’architetto Massimiliano Fuksas:
«Fare tabula rasa è possibile, ma solo
in alcune condizioni estreme. Negli
altri casi, come ho verificato ad
esempio durante un intervento a
Marsiglia, in un grande quartiere si
può in alcuni casi diminiuire la densità,
in altri aumentarla, intervenire
sull’esistente e anche abbattere gli
edifici che non hanno né qualità so
ciale né qualità architettonica».
Sul piano politico, il Pd boccia la
proposta come velleitaria, «irrealizzabile
», nient’altro che una boutade
estiva. I Radicali, da sempre favorevoli
alla rottamazione edilizia, sperano,
invece, che non si tratti di
«chiacchiere». Un rischio assai concreto:
«Va bene riqualificare alcuni
quartieri delle nostre città, ma con
quali soldi?», osserva il capogruppo
della Federazione della Sinistra alla
Regione Lazio Ivano Peduzzi - L’ultima
trovata estiva del sindaco Alemanno
- prosegue - risulta completamente
scollegata dalla realtà. Come
ridare dignità urbanistica alle periferie
degradate della capitale se la
presidente Polverini è riuscita a polverizzare
i fondi destinati all’edilizia
residenziale sociale? Nel testo dell’assestamento
di bilancio, votato
dalla maggioranza in Regione - spiega
Peduzzi - non viene data alcuna
risposta né al problema della riqualificazione
urbana delle tante perifesorie
abbandonate a se stesse né a
quello dell’emergenza abitativa.
Vengono, invece, tagliati decine di
milioni di euro al finanziamento del
programma di completamento e
nuova costruzione di edilizia sovvenzionata
da parte di Ater e cancellati
i fondi destinati al finanziamento
del piano straordinario per l’edilizia
residenziale sociale. Al di là dei
proclami del sindaco, i fatti dicono
che le nostre periferie rimarranno
tristemente immobili».-
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