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La riforma delle Ater, approvata dal Consiglio regionale venerdì 30 luglio, continua a far discutere e soprattutto alcuni consiglieri del centro – destra insistono che il percorso di semplificazione verso l’Ater regionale non produrrebbe un taglio dei costi di gestione. Innanzitutto occorre ribadire che la scelta del governo di azzerare i trasferimenti per l’Edilizia Residenziale Pubblica produce un danno irreversibile al soddisfacimento di un diritto basilare quale il diritto alla casa, in particolare per le fasce sociali più deboli che o non possono accedere al libero mercato a causa dei costi eccessivi per le abitazioni ed ai bassi livelli di salari, stipendi e pensioni, o addirittura per le famiglie senza reddito o con redditi bassissimi. Il vero punto politico è questo, la dismissione da parte del governo di una reale politica della casa per tutti, le porte aperte al libero mercato e il relativo sfondamento della speculazione, nonché la svendita del rimanente patrimonio pubblico residenziale. Una politica che deve subire una svolta radicale. Con la riforma delle Ater potranno essere conseguiti ulteriori obiettivi di efficienza gestionale ed economie di scala. L’accorpamento riguarda prevalentemente l’assetto decisionale e programmatorio. Non vengono quindi alterati gli attuali equilibri per quanto riguarda il rapporto territoriale con l’utenza ed i riferimenti per la gestione del patrimonio. Viene al contrario razionalizzata l’attività tecnica mentre tutte le funzioni attinenti la gestione del personale e gli aspetti finanziari troveranno una univocità che attualmente non è garantita dalle due Ater separate. L’accorpamento consentirà inoltre di omogeneizzare tutte le procedure gestionali nonché quelle informatizzate che attualmente sono diverse mentre i livelli occupazionali e le professionalità cresciute negli anni saranno salvaguardate anche alla luce dell’attribuzione di nuove competenze come quella relativa alla gestione valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale, destinato o destinabile a residenza. Sul piano poi dell’abbattimento dei costi i dati parlano chiaro. Attualmente le ATER sostengono un costo per i due Consigli di Amministrazione, composti da due Presidenti ed otto Consiglieri, pari a € 171.902,00 all’anno. Con la riforma e la nomina di un unico Consiglio di Amministrazione si prevede un risparmio pari ad € 85.951,00 con una previsione di dimezzamento dei costi. Le ATER provinciali si avvalgono di due collegi sindacali composti da un Presidente e due Componenti per ciascuno. Il costo complessivo sostenuto per la indennità dei due Collegi è pari ad € 35.888,92 all’anno, costo che potrà ridursi ad € 17.944,46 all’anno. I costi attualmente sostenuti per la retribuzione dei due Direttori ammontano ad € 333.208,65. Con la riforma, la retribuzione dell’unico Direttore è valutata in € 98.000,00 (max 70% della retribuzione dei Direttori regionali, percentuale che potrebbe essere ulteriormente abbattuta su decisione del c.d.a). Nell’anno 2008, oltre ai Direttori, erano presenti un Dirigente tecnico a Perugia ed un Dirigente amministrativo a Terni per una spesa complessiva pari ad € 282.683,00 (fonte ATER provinciali). Il nuovo assetto organizzativo prevede soltanto due posizioni dirigenziale in pianta organica di cui una potrebbe svolgere anche le funzioni di Direttore con un risparmio preventivato di circa € 110683. Si va quindi verso un risparmio complessivo annuo pari a circa € 500 mila Al Consiglio regionale va dato atto del grande senso di responsabilità dimostrato per aver approvato un testo di legge che persegue obiettivi importanti sia sotto il profilo della capacità delle istituzioni regionali di rispondere al problema della casa sia sotto il profilo del risparmio e della razionalizzazione delle risorse. L’Assessore regionale Stefano Vinti Condividi