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di Anna Maria Bruni Una conferenza stampa densa di contenuti, quella che il segretario generale della Fiom Landini ha tenuto ieri a chiusura, ma sarebbe meglio dire a sospensione – breve sospensione – di questa lunga parte di un anno altrettanto denso, prima di tirare per un momento il fiato. E già i punti toccati sono sostanzialmente un organigramma della mole di lavoro che si è dato il sindacato delle tute blu della Cgil fin dai primi giorni di settembre. Non ha caso accanto a Landini era seduto Enzo Masini, responsabile nazionale del coordinamento auto e insieme a loro Piergiovanni Alleva, giuslavorista, che sta seguendo la Fiom da quando, sparita la politica, la necessità di tutelarsi attraverso il diritto si è fatta pressante. E non ha caso l’incontro con la stampa è stato convocato in Corso Italia, sede della Cgil nazionale. I temi sul tappeto non possono essere circoscritti alla sola Fiom, ma investono interamente il più grande sindacato confederale che il secolo appena trascorso ha conosciuto. Newco per Pomigliano, uscita dalla Confidustria e da Federmeccanica con conseguente disdetta del contratto nazionale, chiamata individuale dei 2.500 lavoratori di Pomigliano a sottoscrivere condizioni di lavoro feudali, o altrimenti ‘dismissione’ insieme alla vecchia fabbrica. Piano che procede passo passo con le scelte di governo: per settembre il ministro del lavoro Sacconi ha annunciato un ‘Piano per il lavoro’ che, stando alle indiscrezioni, dice Landini, “sembra più un piano contro il lavoro e diritti”. E non è improbabile, visto che in predicato c’è lo Statuto dei lavori, che sta per essere sfornato in sostituzione di quello dei Lavoratori. Un timing perfetto, dal momento che le mosse di Marchionne contro il contratto e in direzione della chiamata individuale si configurano come reato prima di tutto per lo Statuto dei lavoratori. Ma le maglie del diritto non si fermano lì, per fortuna, dirà Alleva rispondendo alle nostre richieste a margine della conferenza stampa. “Siamo al lavoro con i nostri legali per fare chiarezza su questi punti”, una precisazione quella del numero uno della Fiom che lascia intendere il ricorso alle vie legali, e che per questo la breve sospensione di agosto non sarà per tutti. Ma il quadro non è completo se all’attacco non si aggiunge la disdetta a partire dal 1° gennaio 2011 da parte Fiat del monte ore per i distacchi sindacali firmati con il contratto. Ovvero tutte quelle ore in più ottenute in trattativa saranno annullate, e rimarranno valide solo quelle stabilite dallo Statuto dei Lavoratori. Per ora. Certo è una ricaduta della disdetta del contratto, e come tale va ricondotta ai passi da definire per vie legali, ma c’è di più, perché questo punto chiarisce definitivamente l’attacco sferrato alla Fiom, la cui altra faccia configura nettamente il reato di discriminazione sindacale. Sì perché naturalmente i sindacati firmatari degli accordi non subiranno questo trattamento, anzi. Ma è proprio qui il punto. L’affondo di Marchionne – di fronte al quale il presidente della Repubblica Napolitano ha voluto incontrare ieri mattina il presidente Fiat John Elkann – chiama tutti, prima di tutto i sindacati, e poi Federmeccanica, Confindustria, governo, ad una netta scelta di campo. Se quelle del governo sono già chiare da tempo, e il campanello d’allarme della Marcegaglia è stato già spento dagli accordi sulle deroghe al contratto che permetteranno di attuare il piano rimanendo nell’organizzazione e disimpegnando Federmeccanica dalla disdetta del contratto, le scelte dei sindacati a questo punto sono esiziali. Se Cisl e Uil seguono passo passo i diktat di Marchionne, con qualche resistenza sul contratto nazionale, l’Ugl si è detta nettamente contraria. Ma il punto vero è la Cgil. “Questo attacco è cominciato con l’accordo separato sulla riforma del contratto – sottolinea Landini – che la Cgil non ha firmato”. Ma da allora il tentativo è stato quello di coniugare i diritti con il loro sempre più pressante stravolgimento. Ma ora davvero non è più possibile. “La Cgil ha già fatto due grossi scioperi all’inizio dell’estate – risponde il leader Fiom – e a settembre ritornerà in campo con il sindacato europeo per l’iniziativa internazionale del 29. E del resto – prosegue – le nostre iniziative sono dentro la confederazione, ne sono parte integrante”. Come la convocazione per il 30 settembre della Federazione europea dei sindacati metalmeccanici, a cui è stato invitato anche il sindacato serbo, per discutere le scelte Fiat, che sono “un campanello d’allarme per tutta l’Europa”. “Nessuna casa automobilistica europea – ha sottolineato Ladini – si sta comportando come la Fiat”, “e mentre in Germania e in Francia gli investimenti per il sostegno interno stanno portando sviluppo a quei paesi, in Italia noi vediamo una politica da predoni”, esercitata in combutta fra padroni e governo, che sta “portando questo paese al degrado”. “La produzione Fiat in Italia – prosegue il dirigente sindacale – è al 20-25%, dopo la delocalizzazione, mentre il Piano industriale presentato si riferisce solo allo stravolgimento della gestione, dell’organizzazione e della dismissione degli stabilimenti, senza fare nessuna chiarezza sugli investimenti produttivi che la Fiat intende fare in Italia”. E mentre il ministro per lo sviluppo economico – Berlusconi ad interim – continua a brillare per l’assenza. “Fiom si è sempre detta disponibile a trattare su tutto – insiste Landini – dentro la cornice costituzionale e dello Statuto e contratti”. “E d’altronde – continua – abbiamo già dimostrato che le nostre proposte difendono la produzione di auto in Italia più di quanto non faccia la Fiat. Una per tutte la ‘pausa a scorrimento’ in sostituzione della riduzione da 40 a 30 minuti della pausa mensa, che ferma comunque la produzione. Con la nostra proposta la produzione non si ferma, la produzione passa da 6mila a 20mila auto, e contemporaneamente il tempo di pausa dei lavoratori è tutelato”. Del resto dovrebbe bastare prendere atto che la Fiat ha avuto la maggioranza al referendum che ha voluto imporre a Pomigliano, e su un accordo già firmato da Fim, Uilm e Ugl, dunque lo scopo della Newco non è quello di tutelare la produzione, ma piuttosto quello di spazzar via diritti. E con essi l’ultimo pezzo di industria in Italia. Per questo anche su Termini Imprese la Fiom non molla, e “a settembre se non sarà immediatamente annunciato un tavolo – annuncia Masini – i lavoratori non staranno più tranquilli come ora”. La battaglia è aperta e il sindacato delle tute blu intende combatterla su tutti i fronti. Tessere accordi internazionali con gli altri sindacati contro il dumping sociale e per definire un sistema di regole comuni, discutere la legge sulla rappresentanza già in mano alle Commissioni di Camera e Senato, intraprendere vie legali contro le mosse Fiat, avviare un’ampia campagna di sostegno alle lotte Fiom, accompagnata dalla richiesta generalizzata di rinnovo delle deleghe insieme ad una campagna a tappeto per attivare nuove iscrizioni. E manifestazione nazionale per il 16 ottobre, “rivolta a tutto il paese”. Va “svelato il gioco Fiat”, e su questo “chiamiamo a una presa di posizione organizzazioni sindacali e forze politiche”. “Quelle stesse – ha ricordato Landini, che nel giorno della consegna delle firme per la legge di iniziativa popolare sotto Montecitorio, “erano tutte con noi in piazza, dal Pd all’Idv, da Sel al Prc, dichiarando la loro scelta di campo”. E’ il momento di farla. Condividi