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di Fulvio Lo Cicero ROMA – Non era affatto un refuso; la sostanza c’era. Come sovente afferma il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, quando questa maggioranza presenta un disegno di legge la prima cosa da fare è vedere dove sta la fregatura. Ed infatti, per i lavoratori, nella manovra economica più iniqua della storia repubblicana, che già tartassa soltanto i redditi medi e bassi e soprattutto i lavoratori pubblici, c’è anche la stretta sulle pensioni. Chi lo avrebbe mai detto, visto che lo stesso superministro aveva ripetutamente affermato che il nostro sistema previdenziale è fra i più stabili del mondo? Saltano i 40 anni di contributi Lo ha confermato oggi il superministro a Bruxelles, dove ha incassato il sì europeo alla sua legge finanziaria. Si è trattato di “un'importante riforma delle pensioni e' stata fatta passare in Italia con un emendamento senza che si facesse un solo giorno di sciopero" ha dichiarato Tremonti, che ha poi aggiunto: "Abbiamo fatto un provvedimento che considero molto serio non credo sia giusto limitarsi al folclore, bisogna andare a vedere la sostanza. Le critiche sono positive, ma non devono essere superficiali". L'insistenza della stampa sul presunto "refuso" e' "goliardia", secondo il ministro, e "non un modo corretto di presentare i fatti". Inoltre, ha ricordato, sulle pensioni la manovra contiene la trasformazione in legge di un regolamento che adegua l'età pensionabile all'allungamento delle aspettative di vita: "Un'importante riforma fatta nella pace sociale, senza un giorno di sciopero e non certo perché il sindacato non se n'e' accorto: loro sanno fare il loro mestiere". Quindi, dopo l’allungamento dell’età pensionabile per le donne, adesso scatta l’adeguamento della pensione di vecchiaia al raggiungimento della soglia della speranza di vita, che ovviamente, sarà rivista man mano che la demografia darà indicazioni per il suo calcolo. Cade un altro parametro sul quale i lavoratori potevano fare affidamento, dopo quello di poter avere un assegno pensionistico adeguato alle esigenze di vita dopo la riforma Dini del 1995: i 40 anni di contribuzione. Le norme introdotte terranno comunque conto delle attività usuranti ma bisognerà vedere come e quali lavori potranno sfuggire a questa nuova mannaia calata sulla testa dei lavoratori. Dal sito dazebao.org Condividi