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ROMA - La vendita del palazzo di Propaganda Fide, a Roma e' una vicenda che va ''ridimensionata''. A dirlo e' il legale dell'ex ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi, Gaetano Pecorella, in un'intervista al Giornale nella quale anticipa che Lunardi ''si fara' interrogare dai magistrati quando questi chiariranno le accuse'' e non prima. Secondo Pecorella, il palazzo, valutato 4 milioni di euro sarebbe stato pagato a Propaganda Fide 3 milioni, considerando che quasi tutti i 42 appartamenti dell'immobile erano occupati e che c'erano da fare delle ristrutturazioni. Quanto alla presenza dell'impresa di Anemone per la gestione dei lavori del palazzo, Pecorella chiarisce che l'imprenditore ci lavorava anche da prima e che, con l'arrivo di Lunardi, lui ''e' uscito di scena''. Riguardo ai lavori compiuti nella dependance di una casa dell'ex ministro, Anemone c'era ma, secondo Pecorella, si e' trattato di un impegno ''da 150mila euro, non milioni. E' vero che Lunardi quegli interventi li paga a prezzo di costo ma non si tratta di un programma faraonico''. Non e' dimostrabile, secondo l'avvocato, anche il passaggio di un assegno da Anemone alla figlia di Lunardi che seguiva i lavori perche' ''ogni giorno viaggiavano buste con fogli, progetti, disegni e quant'altro''. Il restauro del palazzo di Propaganda Fide, poi, e' un finanziamento per la tutela del patrimonio artistico e ''non puo' essere un accordo personale fra Lunardi e il cardinale Sepe - afferma - Il decreto e' stato firmato di concerto da Lunardi con il ministro dei Beni culturali, Buttiglione''. Condividi