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PERUGIA - Due indagini parallele, quella sull'architetto Angelo Zampolini e sul suo 'datore di lavoro', Diego Anemone, originariamente di aspetto fiscale e non penale, hanno acquistato un nuovo significato dopo gli arresti di Balducci, Anemone, Della Giovampaola e De Santis. Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle hanno portato a una nuova lettura dei fatti che ora sono oggetto dell'inchiesta della procura di Perugia. ANGELO ZAMPOLINI. E' il 2007 quando al nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma giungono quattro segnalazioni da parte dell'Ufficio italiano Cambi su operazioni sospette. Le Fiamme Gialle indagano e fra il settembre e il novembre del 2008 Zampolini viene ascoltato per due/tre volte. Emergono operazioni valutarie che violerebbero le norme antiriciclaggio. Operazioni che superano il limite consentito dei 12500 euro. La normativa infatti impone che gli assegni non siano trasferibili. Nel luglio del 2009, a questo punto, il nucleo di polizia valutaria invia un rapporto ai colleghi del nucleo tributario nel quale si segnalano le operazioni sospette di Zampolini. Le Fiamme Gialle acquisiscono i documenti. DIEGO ANEMONE. La Guardia di Finanza nell'ambito di operazioni fiscali perquisisce gli uffici del costruttore e si imbatte nel famoso archivio dei 412 nomi. Una lista poco chiara che necessita approfondimenti. E' una indagine diversa da quella di Zampolini. E, alla luce dei nuovi fatti emersi dagli arresti coordinati dalla procura di Firenze e poi trasferiti per competenza ai colleghi di Perugia, la Guardia di Finanza decide di girare la lista degli oltre 400 nomi per i dovuti approfondimenti ai magistrati competenti, quelli di Perugia. Condividi