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CITTA DI CASTELLO - Continua intensa l’attività della Guardia di Finanza volta al contrasto dell’evasione fiscale. L’attenzione dei finanzieri della Tenenza di Città di Castello è stata rivolta su alcuni soggetti che, pur essendo titolari di partita Iva, non presentavano le prescritte dichiarazioni dei redditi e non versavano alcuna imposta e contributi previdenziali ed assistenziali. Sono cinque le persone, totalmente sconosciute al fisco, che dall’inizio dell’anno sono state scoperte dalle fiamme gialle e che, a vario titolo, hanno occultato ricavi per oltre 4,5 milioni di euro per un’evasione all’Iva pari a 750.000 euro. Di particolare rilievo è la scoperta di due persone, padre e figlio, risultati titolari di altrettante imprese individuali ed operanti nel settore metalmeccanico che eseguivano prestazioni d’opera a domicilio in diverse aziende ubicate nell’Alta Valle del Tevere. I finanzieri tifernati utilizzando gli strumenti operativi in vigore si sono presentati presso le abitazioni dei due evasori fiscali per dare corso alle verifiche autorizzate dalla Procura delle Repubblica di Perugia in quanto sprovvisti di sede aziendale. In breve tempo, attraverso controlli mirati, sono stati ricostruiti i volumi d’affari dei due imprenditori, i quali emettevano regolare fattura nei confronti dei loro clienti salvo poi omettere di presentare, da almeno sette anni, le previste dichiarazioni dei redditi. Questo tipo di frode consentiva loro di non versare alcuna imposta e di aggiudicarsi pertanto le varie commesse praticando tariffe concorrenziali in quanto inadempienti a qualunque obbligo fiscale e previdenziale. Tutto ciò ha permesso, in poco tempo, di far incrementare il loro patrimonio mobiliare ed immobiliare: impreziosendo l’abitazione di proprietà, posta in posizione panoramica, con una lussuosa piscina e permettendo altresì l’acquisto di autovetture di grossa cilindrata. Padre e figlio sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati tributari ed anche per il reato di distruzione di documenti contabili mezzo, ultimo espediente col quale speravano di impedire l’esatta ricostruzione dei loro ingenti guadagni. Nella rete delle fiamme gialle sono finiti pure un procacciatore d’affari ed un restauratore di mobili antichi che sebbene emettesse regolari fatture incassava l’Iva pagata dai clienti e non dichiarava alcun reddito. Analoga sorte è toccata ad un rivenditore di automobili che vendeva autovetture di grossa cilindrata, sia ai privati sia ad altri operatori del settore, che in poco più due anni ha omesso di dichiarare ricavi per oltre due milioni di euro ed un’iva dovuta di 380.000 euro. Il titolare che è risultato essere un mero prestanome è stato deferito alla Procura della Repubblica di Perugia unitamente ai veri responsabili della frode fiscale. Per garantire il pagamento delle imposte evase la Guardia di Finanza ha avanzato, alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, le proposte di sequestro conservativo dei vari beni mobili ed immobili di proprietà dei soggetti coinvolti nelle maxi frodi fiscali scoperte. Condividi