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PERUGIA - Ipotizzano una logica di scambio di favori che legava le notizie riservate rivelate, secondo l'accusa, dall'ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e il lavoro ottenuto dal figlio Camillo i pm di Perugia che indagano sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. Lo fanno nella richiesta di rinnovare le misure cautelari per i tre funzionari pubblici e l'imprenditore gia' arrestati a Firenze sulla quale il gip Paolo Micheli decidera' probabilmente tra domani e venerdi'. Un'inchiesta trasferita nel capoluogo umbro dopo essere stata avviata dai magistrati toscani secondo i quali la struttura ministeriale che ha gestito i Grandi eventi al centro dell'indagine lo ha fatto ''in una situazione di palese e grave illegalita'''. Quadro che e' emerso dalla relazione con la quale i pm toscani hanno dato parere negativo alla scarcerazione di Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro della Giovampaola e Diego Anemone. I tre funzionari pubblici e l'imprenditore per i quali i pubblici ministeri di Perugia Federico Centrone, Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno chiesto l'applicazione della custodia cautelare in carcere ipotizzando il reato di concorso in corruzione. Istanza che ripropone sostanzialmente la ricostruzione gia' fatta dagli inquirenti del capoluogo toscano. Sostenendo inoltre la competenza della procura di Perugia. Secondo gli inquirenti perugini, infatti, la fonte delle informazioni ottenute da alcuni degli indagati e relative ad alcune attivita' negli uffici giudiziari romani e' stata individuata nel figlio dell'ex procuratore aggiunto della capitale, Camillo Toro, in contatto con l'avvocato Edgardo Azzopardi. Quest'ultimo avrebbe avuto a sua volta contatti diretti con Anemone e Balducci, muovendosi - sempre in base all'accusa - nel loro interesse. Il legale si sarebbe inoltre adoperato per far avere a Camillo Toro un lavoro e di questo presunto favore sarebbe stata a conoscenza tutta la sua famiglia. Un incarico che - ritengono i pm - era un corrispettivo per le notizie ricevute da alcuni degli indagati. Altri elementi in merito alla ricostruzione accusatoria sono emersi anche dal parere negativo dato dai pm al gip in merito alle richieste di scarcerazione per i quattro arrestati. Secondo i magistrati toscani ''la struttura del dipartimento ministeriale di via della Ferratella a Roma, diretta sino a poco tempo fa da Angelo Balducci, poi passato a capo del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, ha gestito i 'grandi eventi' di cui si discute in una situazione di palese e grave illegalita', ove i funzionari preposti hanno operato a scopo di arricchimento personale intessendo con molti imprenditori stabili rapporti corruttivi''. Hanno poi aggiunto che Balducci non ha instaurato ''un episodico rapporto corruttivo con l'imprenditore Diego Anemone, i due condividono gli stessi affari, gli stessi interessi, sono di fatto in societa'. Balducci e' un pubblico ufficiale, con ruolo apicale nelle istituzioni dello Stato, che ha messo a disposizione di Anemone la propria funzione''. Nella stessa relazione i pubblici ministeri toscani hanno sostenuto che Balducci ''risulta essere in costante contatto con Bertolaso, in particolare in relazione a tutte le determinazioni riguardo al grande evento G8 a La Maddalena'' e che dalle intercettazioni dell'11 aprile 2009, pochi giorni dopo il terremoto in Abruzzo, ''lo stesso Balducci ha incontrato Bertolaso parlandogli delle possibilita' di impiego delle imprese di Diego Anemone nei lavori di ricostruzione post-terremoto''. Condividi