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Cgil, Cisl, Uil e le categorie Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil dell'Umbria dicono no alle legge regionale sui servizi e commercio in attuazione della Direttiva Bolkestein approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 9 febbraio scorso. Molteplici le ragioni di questo giudizio negativo, come vengono spiegate in una nota stampa emanata unitariamente. Innanzitutto - spiegano - perché peggiora le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi e del commercio già fortemente colpiti dalla crisi economica ed occupazionale e dal non rispetto delle norme delle tutele e dei diritti contrattuali. e lavoratrici e i lavoratori del settore servizi e commercio, spiegano anche, vivono la crisi nel duplice aspetto di cittadini consumatori e di lavoratori del "settore dei consumi" poiché la nuova legge estende ulteriori due aperture domenicali rispetto alla normativa precedente nella quale erano vincolanti gli accordi tra le parti, mentre oggi, qualora non vengano raggiunte le intese (es. suol calendario annuale delle apertura, le zone turistiche e la definizione dei centri storici) i Comuni attiveranno la conferenza dei servizi tra le istituzioni (Comune, Provincia e Regione) in seno alla quale alle organizzazioni sindacali è affidato un ruolo solo consultivo. Inoltre, spiegano ancora, le associazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti e Lagacoop) hanno ottenuto maggiore libertà per le apertura domenicali e festive, così come sulle parti normative, lentre i lavoratori e le lavoratrici subiscono un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. Sul lavoro domenicale - osservano i sindacati - non è accettabile scaricare sui dipendenti delle aziende del commercio un problema che ha dimensioni sociali e culturali più ampie. E' veramente penoso - aggiungono - assistere ad una competizione al rialzo tra chi liberalizza di più. E'veramente paradossale che si aumenti il lavoro domenicale nel commercio e per nulla si discuta di quale sia l'offerta civile, sociale e culturale che renda il consumo domenicale un complemento e non l'alternativa unica ai processi di aggregazione sociale. E' per tutte queste ragioni - conclude la nota - che le organizzazioni sindacali, nel ribadire le loro ferma contgrarietà alla legge regionale, dichiarano lo stato di mobilitazione di tutti i lavoratori della categoria dei servizi e del commercio, indicendo assemblee nei luoghi di lavoro per assumere e decidere iniziative di lotta al fina di tutelare e difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Condividi