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MILANO - «Giustizia, libertà e fraternità. Il contrario della precarietà. La libertà di poter scegliere la propria vita. Pace e convivenza». Sono queste le «parole d'ordine» che lancia Fausto Bertinotti, candidato premier della Sinistra Arcobaleno, all'avvio della campagna per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Incontrando in videochat i lettori di Corriere.it, il presidente della Camera ha spiegato perché «c'è ancora bisogno della presenza di una sinistra nel Paese». Che punti sui programmi ma anche e soprattutto sui valori e sulle idee: «Non consegnerei più il programma chiavi in mano a chi ha responsabilità di governo - ha sottolineato Bertinotti all'inizio del botta e risposta con i lettori -. Costruiamo piuttosto insieme delle forze che ogni giorno si impegnino a portare avanti un progetto di società». I RAPPORTI CON IL PD - E la scelta di Veltroni di correre da solo? Se non ci fosse stata , Rifondazione avrebbe comunque deciso di presentarsi slegata dal resto del centrosinistra? «E' un esercizio difficile da fare ora - ha precisato l'ex segretario di Rifondazione -. Quello che è certo è che loro hanno scelto di posizionarsi al centro, noi invece rappresentiamo la sinistra». E un'intesa post-elettorale tra Partito democratico e Sinistra arcobaleno? «E' un capitolo che nell'immediato non si può aprire - ha detto Bertinotti -. Abbiamo due filosofie diverse di opposizione alla destra. Ma per un'eventuale riapertura del confronto è comunque indispensabile una buona affermazione della Sinistra arcobaleno». «STRATEGIA DISCUTIBILE» - Bertinotti ha comunque criticato la scelta strategica di Veltroni, come ad esempio l'avere inserito in lista «l'operaio e il capo della Federmeccanica, la Binetti e la Bonino», insomma tutto e il contrario di tutto. «Una scelta anomala, considerando che il Pd voleva nascere proprio per il superamento delle distanze tra il centro e la sinistra. Il Pd, anche se Veltroni ostenta sicurezza, corre il rischio di perdere queste elezioni. E se anche le vincesse si ritroverebbe ancora con le differenze interne, amplificate, che c'erano nel vecchio centrosinistra». E se dopo il voto Veltroni si alleasse con il centro di Casini? «Lo dubito, anche se è nelle sue corde quello di posizionare il proprio partito su posizioni di centro» «L'INNO DI MAMELI? E' DI TUTTI» - Per il leader di Rifondazione, «il Pd ha la vocazione a recuperare il ruolo della Dc, cioè una formazione a-classista, interclassista, in grado di avere la sinistra di Donat-Cattin, la destra di Andreotti. Ha la tendenza a contenere laici e clericali. Ma quella della Dc è stata tutta un'altra storia in un altro tempo: pensiamo ad esempio all'intervento pubblico in economia che ne ha caratterizzato la storia». E sulla scelta dei veltroniani di far risuonare l'inno di Mameli al posto dell'Internazionale, questione posta da un lettore, ha commentato: «L'inno è di tutti e va benissimo. Il problema è l'avere detto "al posto". Io dico sì all'inno di Mameli, ma magari affiancato all'Internazionale». SALARI PIU' ALTI - Bertinotti ha poi rilanciato la necessità di intervenire sul potere di acquisto degli stipendi, prevedendo non tanto un ritorno alla «scala mobile», che «appiattiva i salari», quanto una sorta di indicizzazione che consenta alla fine di ogni anno di parificare il procedere dell'inflazione e la capacità di spesa dei lavoratori. «I salari tedeschi sono più alti - ha fatto notare il leader di Sa - e questo nonostante abbiano una pressione fiscale più alta rispetto a quella italiana. E' la dimostrazione che si può fare, che gli stipendi possono anche aumentare». RENDITE FINANZIARIE - Bertinotti è poi tornato a parlare di aumento di prelievo fiscale sulle rendite finanziarie, per parificare ad esempio le stock options dei manager (oggi tassate al 12%) al livello di pressione esercitato negli stipendi dei lavoratori dipendenti. Il governo, secondo il presidente della Camera, è caduto anche per la distanza manifestata dalle classi lavoratrici, e dai loro bisogni, e l'attenzione spasmodica per i rilievi arrivati da Bruxelles. BERLUSCONI E LA PRECARIA - Bertinotti ha poi parlato del caso scaturito dallo scambio di battute tra Berlusconi e la precaria, a cui il leader del Pdl aveva suggerito di trovarsi «uno come mio figlio». «Ma io non metto sotto accusa quella battuta - ha spiegato il leader della Sinistra arcobaleno - bensì la cultura che ci sta dietro. Ed è triste vedere che tutto ciò trovi ampio spazio nella tv pubblica, che ha ormai assimilato lo stile e i linguaggi di quella privata, quando invece dovrebbe essere un'agenzia educativa per la popolazione». «Quello che dice Berlusconi - ha sottolineato il presidente della Camera - è totalmente in sintonia con questo messaggio: non occuparti della tua condizione reale di precario, studente, malato, donna, non occupartene perché tanto non c'è nulla da fare. Quello che viene te lo passa il convento. Vuoi tentare una via di fuga? Tenta la strada della fortuna, la lotteria, la velina...». «Ma lei sarebbe contento se sua figlia si sposasse con un figlio di Berlusconi?» gli ha chiesto provocatoriamente una lettrice. Risposta pronta e domanda in qualche modo glissata: «Non mi immischierei mai con una scelta amorosa di un figlio». IL NO ALLA LEGGE BIAGI - E sul tema del precariato, al lettore che gli ha chiesto se si vergognasse per non essere riuscito a cancellare la Legge Biagi, Bertinotti ha risposto evidenziando come una delle ragioni del conflitto con il governo Prodi sia stata proprio «il nostro dissenso sulla soluzione individuata proprio sui provvedimenti sul mercato di lavoro». LISTE DISCUTIBILI - Il candidato premier della sinistra ha poi messo le mani avanti sulle liste del suo schieramento, spiegando che «la loro composizione è stata qualcosa di davvero difficile» e che «quando si vedranno si capirà che sono frutto di un faticosissimo compromesso». «Non saranno così convincenti - ha aggiunto, cogliendo al volo l'assist di un lettore che gli chiedeva se la candidatura di Francesco Caruso nel Nord Est fosse una provocazione a Casarini e ai centri sociali veneti -. Ma chiedo a chi guarda con simpatia a questo nuovo soggetto politico di investire sul futuro e sul lavoro che si dovrà fare anche per la creazione dei nuovi gruppi dirigenti». FALCE, MARTELLO E ARCOBALENO - E a chi ha inviato un messaggio supplicandolo di ridare agli elettori la falce e il martello, oggi non presenti nel contrassegno della Sinistra arcobaleno, Bertinotti ha spiegato che quei simboli vanno tenuti. «Ma portiamoli anche a fare la storia - ha detto -. Invito quelli che hanno la falce e il martello nel cuore a considerare questo arcobaleno come un futuro di liberazione. Un'allegria colorata, dove il rosso si mischia con il verde per costruire una nuova prospettiva di sinistra». Alessandro Sala Condividi