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L'immigrazione si conferma come uno dei terreni in cui di più si inseriscono gli scontri all'interno del centro destra. Gianfranco Fini dà degli stronzi a tutti coloro che considerano "diversi" gli stranieri, fiutando un razzismo neanche più tanto strisciante che si insinua pericolosamente tra le pieghe più cancerogene della società italiana e di riflesso dà degli stronzi a quei politici che alimentano le metastasi. Sicuramente dà degli stronzi a moltissimi dei suoi colleghi della maggioranza. Tant'è che sia i leghisti sia vasti settori della PDL compresi quelli afferenti alla fu Alleanza Nazionale si sono immediatamente inalberati, con la scusa del linguaggio inappropriato per un Presidente della Camera, contro il concetto chiaro e forte da lui espresso. Non manca giorno oramai che Fini non usi la sua alta carica per distinguersi dal premier, se non per picconarlo e per mettere in discussione molte delle antiche certezze del centro destra, comprese quelle relative all'immigrazione, da sempre potentissimo strumento demagogico e populista di sicuro successo elettorale che il centro destra italiano ha usato ad arte scagliandolo contro la sinistra buonista e permissiva ad ogni tornata elettorale. E da quest'ultimo atteggiamento non si è mai sottratto lo stesso Presidente della Camera, nelle sue più vecchie vestigia di apprendista stregone del focolaio xenofobo, cioè gli abiti stessi dati ai provvedimenti legislativi di dubbia efficacia e di sicuro pregiudizio ideologico: la legge Bossi-Fini dell'ultimo governo Berlusconi testimonia tuttora con prepotenza quanto asserito. Per tagliare di netto con queste radici ed eredità pesanti, Fini deve usare parole forti che lo accreditino oggi come uno dei baluardi della civiltà occidentale della tolleranza, del diritto e dell'accoglienza. Cosa gliene viene in cambio? Intanto la certezza data a piccole ma quotidiane dosi all'elettorato di centro destra che l'era Berlusconi è finita: Fini non farà più cantare dai suoi colonnelli "per fortuna che Silvio c'è". Siamo dunque al ringraziamento finale neanche troppo complimentoso concesso a Berlusconi per aver sdoganato la destra missina dalle sabbie mobili dell'eredità fascista. I tempi son cambiati ed è nella consapevolezza di Fini che il premier e il leader finora indiscusso del centro destra e della PDL è diventato un pesante ingombro in Italia, in Europa, nelle relazioni internazionali globali. Altri benefici: in un sol colpo l'ex capo di AN si accredita come leader italiano ed internazionale moderato, può parlare con PD ed UDC con parole più sagge e disponibili su temi forti come la giustizia, l'immigrazione, la politica estera, le riforme; arriva addirittura ad esercitare un qualche tipo di influsso sullo stesso elettorato sempre più spaesato del centrosinistra; con la sua nuova e più razionale posizione sull'immigrazione diventa il punto di riferimento più serio per il Vaticano, la Curia, i cattolici italiani. Si accredita come la sponda più credibile ed autorevole per procedere da subito a delle riforme, in verità e per necessità fisiologiche, molto leggere: non può infatti più di tanto tirare corda ed elastico con il suo fatale alleato pena le elezioni anticipate ed una nuova stagione di radicalizzazione della lotta politica in Italia che non conviene minimanente a chi cerca di smorzarne i toni e di trovare una via conservatrice e moderatissima alla crisi delle istituzioni, della politica e della società italiana. Già, una via conservatrice. Perchè nelle intenzioni di Fini vi è prepotente la volontà di decretare chiusa la stagione delle risse che hanno per causa Silvio e liquidare il Premier ma al contempo vi è altrettanto prepotente la determinazione a costruire un nuovo bipartitismo che liquidi ogni intralcio a sinistra e ogni elemento di conflittualità nella società: da una parte lui con Casini, dall'altra Bersani con D'Alema. E tutti insieme a fare le riforme: una sorta di nuova Bicamerale. Il nuovo avvelenatissimo pranzo è servito. Questo disegno arriva tardi e si scontra duramente con la realtà: se Fini avesse voluto fare le riforme le avrebbe potute fare togliendosi prima dalla tutela politica ed elettorale di Berlusconi. In questo contesto attuale i La Russa, i Matteoli, i Gasparri continuano ad essere i cani da guardia di questo governo e di questa maggioranza. Questo disegno non è altro che una polpetta avvelenata per il centro sinistra ed il PD che aiuterà Fini o qualcun altro più digeribile a succedere a Berlusconi ma il governo resterà saldamente in mano alla PDL e alla Lega. Con Fini che probabilmente succederà a Napolitano e con la PDL che, con le dovute garanzie sancite dalle stesse riforme, continuerà ad avvalersi dei potenti mezzi di convincimento delle televisioni governative di Stato e di quelle Mediaset. Questa nuova Bicamerale avrà poi il compito più vero e sostanziale nel mettere definitivamente d'accordo la politica bipartizan dei volenterosi della PDL, del PD e dell'UDC sulla immutabilità delle politiche economiche e sociali, sulla difesa dei poteri forti, sulla sottrazione dei diritti al lavoro, sulla illaicità delle Istituzioni pubbliche del Paese. Per questo è necessario che la sinistra si ponga da subito per sventare il disegno e per proporsi come progetto alternativo di politica e di società. Politicamente alternativo alla PDL e alla Lega e del tutto autonomo e concorrenziale al PD. Le cose scontatissime di Fini per qualsiasi altro leader conservatore europeo sono espresse a gratis e servono solo come specchietti per le allodole: non hanno un gran costo per chi da Presidente della Camera deve garantire il corretto funzionamento delle Istituzioni, deve rispondere il più possibile al dettato della Costituzione, deve fare un po' da contraltare all'immagine internazionale dell'Italia altrimenti compromessa dalle buffonate di Berlusconi e della Lega, deve garantire una solidità, una razionalità e una maturità politica e culturale altrimenti del tutto assente dalla maggioranza di governo. Una situazione non più sostenibile per le interdipendenze economiche e politiche internazionali. Il prezzo di questo gioco delle parti è una nuova illusione nell'elettorato di centro sinistra: ci si libera finalmente di Berlusconi ma non ci si libererà facilmente del berlusconismo. Aveva proprio ragione Antonio Gramsci: "l'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva. La storia insegna ma non ha scolari.” Restando a Gualdo, sabato prossimo, durante il consiglio comunale dove la maggioranza di centro destra vorrà varare il provvedimento tanto sbandierato sul reddito minimo per gli immigrati, daremo degli stronzi ai suoi comprimari. Lo fa Fini, lo faremo anche noi. Condividi