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Luca Baldelli Capogruppo Prc Provincia Perugia Responsabile Dipartimento vertenze territoriali Prc Regionale L’impegno del PRC per l’”Antonio Merloni”, affinchè non chiuda i battenti e recuperi il suo ruolo di grande insediamento produttivo, si è venuto manifestando nel corso degli ultimi 5 anni con costanza e linearità. Siamo stati (e non suoni come una consolazione) l’unico Partito che fin dal 2004 ha avuto ben presente il fatto che i mancati investimenti, le mancate o insufficienti innovazioni di processo e di prodotto da parte dell’impresa, avrebbero prodotto (al di là delle flebili rassicurazioni della proprietà e di una parte del mondo sindacale) una cronicizzazione della crisi e una mancata ripartenza dell’impresa stessa. In poche parole, con lungimiranza e visione di lungo periodo, riguardo alle problematiche dell’”Antonio Merloni” abbiamo più volte posto, con Ordini del Giorno, mozioni, iniziative pubbliche sul tema, il problema di come uscire dal guado della Cassa integrazione rilanciando l’azienda non attraverso funambolismi, chiacchiere e promesse, ma attraverso un serio ed articolato Piano industriale, unica garanzia per il futuro dell’azienda stessa. Con forza ci siamo battuti ( ed abbiamo ottenuto ) l’attivazione di tavoli specifici, interistituzionali, dedicati alla crisi dell’Antonio Merloni, facendo assurgere la questione a grande questione nazionale, chiamando alle proprie responsabilità non solo le istituzioni, ma anche il mondo imprenditoriale, cercando in ogni modo di promuovere e attrarre investimenti, in maniera del tutto trasparente, come è avvenuto, per salvare l’azienda. Abbiamo cercato di mobilitare il Governo e il Parlamento sul caso Merloni così come è successo per l’Alitalia, anzi, con più forza, visto il peso economico ed occupazionale che l’Antonio Merloni possiede nei territori umbri nei quali è insediata. Infine, con una scelta di alto valore sociale, abbiamo scelto, come Provincia di Perugia, di anticipare la Cassa integrazione per tutti i 1000 operai e impiegati umbri dell’” Antonio Merloni “. Oggi ci troviamo ad un punto nel quale i nodi vanno sciolti, e vanno sciolti per l’Antonio Merloni tutta, per i suoi insediamenti delle Marche e dell’Umbria. Sui tavoli nazionali si deve prendere coscienza del fatto che la lotta per salvare la Merloni è, anche e soprattutto, visto l’indotto che essa ha generato nel tempo, una grande vertenza territoriale per evitare l’eutanasia economica, sociale e civile di intere zone dell’Umbria, e nella fattispecie del comprensorio eugubino – gualdese e dell’area nocerina. In questo bacino, popolato da circa 70.000 persone, 50 – 60 attività economiche commerciali hanno chiuso i battenti di recente, per effetto della riduzione generalizzata dei redditi, conseguente alla diffusione a macchia d’olio della Cassa integrazione. Non solo : 3000 e più posti di lavoro sono a rischio nella medesima zona, contraddistinta da crisi concomitanti (non solo quella della “ Merloni “ , ma anche quella del settore ceramico ), storicamente tagliata fuori dalle grandi direttrici dello sviluppo industriale, penalizzata ( con qualche timida inversione di tendenza negli ultimi 5 anni ) negli investimenti per le infrastrutture, colpita da decisioni governative non certo felici ( vedi il capitolo restituzione della Busta pesante ). Nel piccolo paese di Valtopina ( solo per portare un esempio ), su 1500 abitanti circa, 50 sono le situazioni di disagio occupazionale determinato dalle vicende della “ Antonio Merloni “. Per tutte queste ragioni, il confronto che, da parte delle istituzioni locali, partirà coi livelli governativi, segnatamente con il ministro Scajola, dovrà essere incentrato sulla consapevolezza che, dietro al dramma della Merloni, si nasconde l’ombra possente e tremenda di un territorio della Regione Umbria che rischia di essere spinto indietro di diversi decenni in termini di sviluppo e di prospettive, e che quindi merita un’attenzione speciale. Una decisione concreta, richiesta più volte da autorevoli assemblee elettive e forze politiche, spesso all’unanimità, potrebbe essere, da parte del Governo, la dichiarazione dello stato di crisi per il territorio in questione, con l’attivazione di tutti quegli strumenti, già in parte predisposti dagli Enti locali ( moratoria sul pagamento delle bollette, misure straordinarie di accesso al credito e sostegno al reddito, piano di lavori pubblici e di cura del territorio ecc.. ) che, assieme a concreti impegni per il rilancio produttivo e per la salvaguardia dei posti di lavoro della “ Merloni “ in primis, e di tutte le altre aziende della zona, rappresentano non un palliativo, ma una difesa efficace contro lo spettro della desertificazione economica e sociale. Questi sono i nodi da sciogliere, se la politica ha ancora, ed è capace di esprimere, una visione d’insieme che significa tutela massima degli interessi della collettività. Condividi