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di Anna Maria Bruni "Unificare le lotte per non pagare la crisi". E’ lo striscione che apre il corteo che oggi ha visto a Roma 150mila tra lavoratori del pubblico e del privato e studenti con tutto il mondo della scuola, dicono gli organizzatori. Secondo la questura erano 5mila, ma con questo numero è difficile che la coda rimanga a piazza Esedra mentre la testa è già a Via Merulana. Lo sciopero generale indetto da Cobas, Rdb e Sdl, i sindacati uniti nel patto di base, è stato un successo, tanto più che queste sigle radunano soprattutto il mondo della precarietà, migliaia di persone che arrivano con difficoltà a fine mese, e con ancor più difficoltà possono rinunciare a una giornata di lavoro. E’ un vigile del fuoco a parlare per tutti: “Qui oggi ci sono io anche in rappresentanza di mia moglie. Ci siamo fatti i conti: io avrei perso 80 euro, lei 110, così abbiamo deciso che sarei venuto io”. Vale per tutti quelli che da soli a maggior ragione non possono neanche fare questi conti. Un corteo festoso, colorato e vivace nelle rappresentazioni e negli slogan, partito un po’ in sordina a causa del tempo minaccioso, è andato crescendo e ravvivandosi lungo il percorso che lo ha portato a piazza S. Giovanni. In testa al corteo, dietro lo striscione d’apertura, una divertente Banda Bassotti fatta da un infermiere e tre impiegati, con tanto di mascherine nere, identificabili dai nomi scritti sul petto in Brunetta,Tremonti, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, ancora accomunati, secondo i sindacati di base, dalla concertazione che ha marginalizzato il conflitto. In mano, quattro grandi sacchi neri: "dignità", "salario", "diritti" e "democrazia". Più in là, l’apertura del mondo della scuola, una marea da tutta Italia dovuta soprattutto al coordinamento precari, fatta da otto teste mascherate da pesci e fra loro teli azzurri fra i quali fluttua il “mare della precarietà”, dicono. Gli insegnanti vengono da tutta Italia, soprattutto dal sud: Sicilia, Sardegna, Calabria. La più bersagliata dal corteo, insieme a Brunetta e Tremonti, è sicuramente il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. A lei è rivolto il manichino vestito da "Santa Assunzione" con tanto di aureola "Contratto a tempo indeterminato". Una prova della riuscita dello sciopero sono gli autobus fermi dalle 8,30. "Lo sciopero - fa sapere Atac - potrebbe coinvolgere la rete di bus e tram, le due linee della metropolitana e le ferrovie Roma-Lido, Roma-Civitacastellana-Viterbo e Termini-Giardinetti". Nonostante la precettazione del ministro dei trasporti Matteoli, che ha ridotto lo sciopero a 4 ore per tutti i trasporti locali ed extraurbani, questa mattina sul Gra, venivano segnalati 40 chilometri di coda. “In base alle prime stime – fa sapere l’Ufficio stampa Rdb-Cub - sono circa due milioni i lavoratori che oggi hanno incrociato le braccia. Molte le scuole e gli uffici pubblici rimasti chiusi. Pesanti i disagi nei trasporti, nonostante il naufragato tentativo di Matteoli di impedire lo sciopero nel settore”. "Il nostro sciopero rappresenta l'unica concreta risposta di massa in grado di rompere la solitudine operaia", ha commentato durante la manifestazione Pierpaolo Leonardi, Coordinatore nazionale RdB. "Questa presenza di tanta parte del mondo del lavoro in lotta rende ancora più evidente il bisogno di accelerare il percorso verso un sindacato di base unitario, alternativo, indipendente e conflittuale, in grado di raccogliere le istanze di tutti i soggetti che si muovono fra lavoro e non lavoro, il sindacato che serve alla gente". "Lo sciopero di oggi dimostra che è possibile unificare le lotte dei lavoratori e che partendo dalle tante proteste di questi ultimi mesi, è indispensabile e utile costruire momenti di rottura e di protesta generale contro le politiche sociali e del lavoro del Governo e della Confindustria", ha dichiarato Fabrizio Tomaselli, Coordinatore nazionale SdL. "Dopo questa positiva giornata di lotta di carattere nazionale da domani avremo più forza per costruire insieme vertenze e proteste articolate nei territori e nelle categorie." "L'anno scorso abbiamo sfilato gridando ‘noi la crisi non la paghiamo’ - ha ricordato Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas. - Purtroppo a tutt'oggi la crisi è stata pagata solo dai lavoratori, e non dai banchieri, dagli industriali e dai mafiosi che l'hanno determinata. Ma quello slogan deve diventare realtà. E per questo oggi ci sono tanti i lavoratori in piazza, anche se fare uno sciopero è una mazzata economica: perché è indispensabile unificare le lotte contro la sordità sia del governo che dell'opposizione". Un’alleanza sociale fra tutti i lavoratori, oggi fondamentale per le migliaia di precari privati non solo del futuro, ma anche di un presente più tutelato. Questo è il tema di oggi, che rovescia la battaglia di chi vorrebbe sottrarre tutele ad una parte del mondo del lavoro, per estenderle a tutti. Condividi