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di Anna Maria Bruni La risposta alla chiusura di Federmeccanica non si è fatta attendere. L’assise centrale della Fiom ha deciso: si va allo sciopero di categoria. Assemblee di preparazione in tutti i luoghi di lavoro, e manifestazioni interregionali saranno il percorso per arrivare alla data del 9. La decisione di Federmeccanica di andare avanti nella trattativa sulla piattaforma presentata da Fim e Uilm è “un’enormità”. Così l’ha definita il segretario generale Rinaldini, e nonostante la dichiarazione di voler dare una risposta alla proposta della Fiom prima del prossimo tavolo, i fatti dicono altro. Le scelte confindustriali, a cominciare dall’accordo separato di gennaio, accompagnate da due sole sigle sindacali, e sulle quali si sta ridisegnando il mondo del lavoro, “configurano un attacco alla Costituzione materiale”. Rinaldini non usa mezzi termini, non è il caso di cercare le parole per chiarire la situazione che ci troviamo ad affrontare. La situazione dei lavoratori prefigura un autunno “non caldo, drammatico”, di fronte alla chiusura di intere fabbriche, delocalizzazioni all’estero, licenziamenti, “nessuno può sorprendersi se la reazione è quella che tutti abbiamo sotto gli occhi”. E invece, di fronte a una crisi epocale, quello che si sta verificando è un “colpo di stato sindacale”, è il giudizio del segretario nazionale Giorgio Cremaschi. Per questo, accanto al percorso per arrivare allo sciopero del 9, la Fiom lancia una campagna nazionale per la democrazia, “con tutte le forze politiche”, nel corso della quale chiederemo “un atto legislativo sulla rappresentanza di ogni organizzazione e sulla validazione degli accordi attraverso referendum che coinvolgano tutti i lavoratori interessati”. “Il pluralismo sindacale – ha precisato Rinaldini - in assenza di regole può portare alla deriva delle regole democratiche in questo paese”. Per questo motivo la Fiom, come aveva già annunciato alla chiusura del primo tavolo il 26 luglio scorso, intende andare avanti con l’azione legale, “e con tutti gli atti che saranno necessari”, se si dovesse verificare la rottura unilaterale del contratto siglato nel 2008 e validato da tutti i lavoratori”. Vorrebbe dire negare ai lavoratori “di potersi esprimere sui contratti che riguardano la loro condizione”. “Questa è una novità – insiste Rinaldini – e proprio a partire dalla democrazia”. Quello è il contratto vigente, e quello è stato votato. Così come risulta maggioritaria la piattaforma Fiom, che come si ricorderà rivede al rialzo la parte economica rispetto a Fim e Uilm, mentre per la parte normativa “vale ancora il contratto vigente, così come recitano gli accordi scritti”. E’ Federmeccanica “a porsi fuori delle stesse regole concertate nel ’93, non la Fiom”, ha sottolineato il leader sindacale, rispondendo all’accusa di porsi fuori dai giochi. Se l’associazione degli industriali di categoria dovesse tornare sulle sue posizioni, “noi siamo pronti a revocare lo sciopero e tornare a discutere le nostre proposte”, dice il leader sindacale. Proposte che rappresentano una vera apertura, tenendo conto della difficilissima fase che ci troveremo ad affrontare: sospensione dell’accordo separato, blocco dei licenziamenti, apertura di un tavolo sulla struttura industriale del nostro paese, richiesta congiunta al governo per l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, soluzione transitoria di accordo economico che tenga conto di tutte le piattaforme presentate. Questi i punti. Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, che ha seguito i lavori della mattina, ha approvato in pieno le iniziative proposte, a cominciare dallo sciopero generale. Come a dire, la Cgil c’è. Condividi