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PERUGIA - “Nel ricordo del 29esimo anno dalla strage alla stazione di Bologna credo che sia necessario, al di là di ogni retorica e ritualità, riconoscere che le Istituzioni e la politica avevano l’obbligo di fare di più. Molto di più, soprattutto in termini di trasparenza e verità nel accertare tanto gli esecutori tanto i mandanti di una vera e propria 'stagione folle', come ha ricordato il Presidente Napolitano nel suo messaggio all’associazione delle vittime e al suo Presidente Bolognesi”. Lo afferma il capogruppo del Partito democratico a Palazzo Cesaroni, Gianluca Rossi, osservando che “ribadire vicinanza affettuosa ai famigliari delle vittime significa oggi avere anche la capacità di saper trasmettere la necessità della memoria per le generazioni che non hanno vissuto gli anni di piombo e che devono saperne trarre insegnamento soprattutto per far sì che si ripeta nel nostro paese una stagione di sangue e violenza che ha minato alle fondamenta la nostra democrazia”. “L'obiettivo – spiega il consigliere regionale - era impedire lo sviluppo democratico dell'Italia e Bologna rappresentava e rappresenta una città simbolo della cultura democratica e antifascista. Per queste ragioni si sono colpite donne e uomini innocenti che come unica 'colpa' hanno avuto quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tra questi c’era un umbro, un ternano, Sergio Secci che non smetteremo mai di ricordare insieme alla sua cara famiglia, a cui va sempre la nostra stima, la nostra riconoscenza e la nostra ammirazione”. Gianluca Rossi conclude evidenziando che “anche senza prove giudiziarie, sappiamo perché quella strage è stata commessa e dobbiamo rinnovarne il ricordo, non come un dolore del passato, ma per saperlo raccontare a chi non c'era, per tramandarne il suo drammatico insegnamento. La memoria non deve andare perduta. Abbiamo bisogno di rituali ma anche di verità e giustizia; la democrazia e la libertà, infatti, camminano sulle gambe di chi ci crede e di chi soprattutto ne fa un quotidiano tratto distintivo del suo essere cittadino di questo paese”. Condividi